Verso la metà dell’Ottocento un medico inglese, il dottor John Down, che si occupava di bambini ritardati mentali…
Verso la metà dell’Ottocento un medico inglese, il dottor John Down, che si occupava di bambini ritardati mentali, definì per la prima volta «idiozia mongoloide» la malattia genetica oggi nota col nome di trisomia 21 o sindrome di Down.
La malattia è dovuta alla presenza nelle cellule dell’individuo che ne è portatore di 47 cromosomi invece dei 46 che caratterizzano la specie umana. Poiché i cromosomi sono simili per forma e funzione a due a due, si parla normalmente di coppie di cromosomi, in numero di 23 nell’uomo. In particolare è la 21 a coppia che risulta formata da 3 cromosomi (trisomia) invece che da due.
Le persone affette da tale malattia presentano alcuni caratteri somatici peculiari: corporatura bassa e tarchiata, collo tozzo, lingua grossa, difetti organici (soprattutto a carico del cuore) e ritardo mentale. Inoltre le palpebre presentano di solito una plica (piega) simile a quella che caratterizza gli occhi degli orientali.
L’aspetto singolare, e sicuramente sorprendente, di questa vicenda è il fatto che il dottor Down, a partire da una sola caratteristica somatica – la forma dell’occhio di tipo vagamente orientale – e basandosi esclusivamente su di essa, abbia esteso la somiglianza a ben altro, e cioè al ritardo mentale che questi bambini avrebbero condiviso con l’idiozia «tipica» della razza mongola. Opinione questa che non ha alcun fondamento scientifico e costituisce il «pregiudizio razziale» dal quale John Down aveva fatto originare i suoi studi.