I culti religiosi mesolitici risentono del miglioramento delle condizioni di vita
I culti religiosi mesolitici risentono del miglioramento delle condizioni di vita: l’uomo giunge, infatti, in questo periodo, a sacrificare interi animali alla divinità, per propiziarsi la conquista del cibo.
È provato, inoltre, che alcuni cacciatori di renne usassero gettare nei laghi vicini ai loro insediamenti, animali interi, con pietre legate al collo. Questo testimonia le migliori condizioni di vita dell’uomo, tali da consentirgli il sacrificio di interi animali.
Le pratiche funerarie mesolitiche non si differenziano molto da quelle del periodo neolitico. I defunti, però, non venivano più seppelliti all’interno delle abitazioni ma nello spazio antistante la caverna o, nel caso degli accampamenti all’aperto, nella zona destinata ai rifiuti.
Il fatto che l’uomo si fosse già organizzato in comunità è testimoniato dal ritrovamento di sepolture in fosse comuni, veri e propri cimiteri.
Le tombe sono, in ogni caso, molto curate: sono poste nei luoghi degli insediamenti più antichi, in grotte o sotto ripari rocciosi, oppure sotto tettoie di rami, e poggiano, spesso, sopra uno strato di sabbia rossa.
I corpi dei defunti venivano ricoperti di terra su cui erano poste grosse pietre, oppure venivano circondati da corna di alce o di cervo. Le posizioni in cui si disponevano i corpi, nella sepoltura, erano diverse: distesi come dormienti, oppure piegati, legati e distesi su un fianco.
Il morto veniva sepolto insieme a strumenti di pietra (asce, frecce ecc.), sassi dipinti, palette di pietra e d’osso per dipingere il corpo, lampade alimentate con grasso animale, gioielli fatti di conchiglie o di osso, o fatti con denti (braccialetti, collane, fermagli per vestiti, acconciature per i capelli).