Scultore, pittore, architetto e poeta italiano (Caprese, Arezzo 1475 – Roma 1564).
Scultore, pittore, architetto e poeta italiano (Caprese, Arezzo 1475 – Roma 1564).
Di famiglia fiorentina piuttosto agiata, Michelangelo Buonarroti nacque nel periodo in cui il padre Lodovico ricopriva la carica di podestà di Chiusi e di Caprese. Nonostante il parere contrario espresso dalla famiglia, entrò appena tredicenne come apprendista nella bottega fiorentina di Domenico e Davide Ghirlandaio, dove ebbe modo di imparare la tecnica dell’affresco. Di carattere già notevolmente indipendente, Michelangelo sciolse il proprio contratto dopo appena un anno per frequentare la scuola di scultura tenuta da Bertoldo, allievo di Donatello, nel giardino mediceo di San Marco, luogo in cui era conservata una notevole raccolta di marmi antichi; in seguito fu ospite del palazzo di Lorenzo de’ Medici (il Magnifico) e visse a contatto con celebri umanisti e poeti, tra i quali Marsilio Ficino e Poliziano. In questo clima culturale Michelangelo sviluppò una decisa ricerca verso le forme monumentali, ispirate sia ai modelli antichi sia a Donatello, arricchite da un’originale inquietudine espressiva. Già nei primi rilievi scolpiti tra il 1490 e il 1492, come la Madonna della scala e la Battaglia tra centauri e lapiti (Firenze, Casa Buonarroti), si può avvertire il desiderio di caratterizzare immagini e composizioni attraverso una forte tensione spirituale e una ricercata nobiltà letteraria (v. letteratura); il suo stile, tuttavia, non si presenta ancora sicuro e costante. Nel 1492, con la morte di Lorenzo de’ Medici e le difficoltà politiche in cui venne a trovarsi la città di Firenze, iniziò un generale periodo di crisi: in questi anni Michelangelo eseguì il Crocifisso in legno per Santo Spirito, oggi nella Casa Buonarroti, e un Ercole di grandiose dimensioni; studiò anatomia sezionando cadaveri di nascosto e frequentò le prediche del Savonarola, che contribuirono a consolidare in lui una visione tragica e pessimistica dell’esistenza. Nel 1494 fuggì da Firenze e si stabilì per circa un anno a Bologna, dove eseguì le figure di San Petronio, di San Procolo e di un Angelo per la celebre arca di San Domenico. Privo di lavori e commissioni in patria, Michelangelo si trasferì a Roma nel 1496, dove inaugurò un fortunato periodo produttivo che lo impose, nell’arco di un decennio, come uno dei più importanti artisti del tempo per il virtuosismo tecnico, la caratterizzazione energica delle figure e la varietà straordinaria delle soluzioni compositive. Appartengono a questo periodo la celeberrima Pietà vaticana (1501, Roma, basilica di San Pietro), opera che rappresenta il punto d’arrivo delle ricerche sull’ideale di bellezza fisica e spirituale, e il Bacco (Firenze, Bargello). Tornato a Firenze, Michelangelo eseguì il Tondo Pitti (Firenze, Bargello), il Tondo Taddei (Londra, Royal Academy) e la Madonna col Bambino di Notre-Dame a Bruges, realizzata secondo un modellato decisamente più morbido di ispirazione leonardesca. Seguirono il Tondo Doni degli Uffizi, in cui la pittura assume il violento e monumentale plasticismo di derivazione scultorea, e il gigantesco David marmoreo (1501-1504, Firenze, Accademia), posto inizialmente di fronte al palazzo della Signoria come espressione di più alti ideali civici rinascimentali. Nel marzo 1505 Michelangelo fu invitato a Roma da Giulio II, senza dubbio uno dei più grandi pontefici mecenati. Qui venne incaricato di costruire un grandioso monumento funebre che celebrasse il trionfo del papato romano, ma mentre l’artista era impegnato nella scelta dei marmi occorrenti, il papa ne sospese i lavori, più interessato alla ricostruzione della basilica di San Pietro, secondo i progetti del Bramante. Abbandonata nel 1506 Roma per Firenze, dove riprese i lavori interrotti per la Battaglia di Cascina e per il San Matteo (Firenze, Accademia), Michelangelo si riconciliò infine con Giulio II, per il quale eseguì una colossale statua bronzea, collocata sulla facciata di San Petronio a Bologna (1508, opera distrutta soltanto tre anni dopo). Tornato a Roma accettò, non senza riserve, l’incarico di decorare la volta della cappella Sistina, le cui pareti erano state già affrescate alla fine del Quattrocento dai più importanti pittori umbri e fiorentini: il ciclo risulta collocato entro una rigorosa e geniale struttura architettonica dipinta, che si avvale dell’architettura stessa della volta. L’opera, portata a termine in quattro anni (1508-1512), sviluppa nella parte centrale le nove Storie della Genesi, mentre l’intera decorazione presenta figure gigantesche di Profeti e Sibille e quelle virili e scultoree degli Ignudi; nelle volte e nelle lunette sono raffigurati episodi allegorici tratti dal racconto biblico. L’interpretazione classica del tema sacro prese forma in immagini che sarebbero diventate il simbolo stesso dell’arte rinascimentale, volendo significare, nella maniera più straordinaria, l’ascesa dell’anima verso il divino. Alla morte di Giulio II, il successore Leone X preferì affidare i lavori della basilica vaticana a Raffaello, mentre Michelangelo era nuovamente impegnato per un monumento funebre dedicato al pontefice appena defunto; dal 1513 al 1516 eseguì le figure dello Schiavo ribelle, dello Schiavo morente e del Mosè, lasciando tuttavia per una seconda volta l’opera incompiuta. Ancora a Firenze fu incaricato di progettare la facciata per la basilica medicea di San Lorenzo; dal 1520 fu impegnato a scolpire una serie di statue per la cappella medicea nella stessa basilica e nella costruzione della biblioteca Mediceo-Laurenziana, il suo primo capolavoro architettonico. Il capoluogo toscano fu segnato da anni movimentati: tornata la repubblica dopo il sacco di Roma del 1527, Michelangelo assunse la direzione delle fortificazioni della città.
Riacquistato il favore di Clemente VII, intorno all’anno 1534 l’artista si trasferì definitivamente a Roma, dove entrò in rapporto con gli esuli fiorentini e con alcuni personaggi toccati dalla Riforma, tra i quali Vittoria Colonna. Paolo III gli affidò l’incarico di dipingere sulla parete di fondo della cappella Sistina un grandioso Giudizio universale (1536-1541), opera che avrebbe testimoniato l’intenso e appassionato sentimento religioso del suo autore: l’atto finale della storia dell’umanità è qui rappresentato come un’immane tragedia cosmica scatenata dal gesto d’imperio del Cristo giudice, in uno spazio senza misura né limiti. Successivamente, Michelangelo decorò la cappella Paolina (1542-1550), i cui affreschi raffigurano la Conversione di san Paolo e la Crocifissione di san Pietro, caratterizzati da un severo realismo. Sotto il pontificato di Paolo III, ma anche negli anni successivi, Michelangelo rivestì un ruolo molto importante come architetto: realizzò la scenografica sistemazione della piazza del Campidoglio, curando (dopo il 1561) la ricostruzione del palazzo Senatorio; eseguì la trasformazione delle terme di Diocleziano nella basilica di Santa Maria degli Angeli (1562); realizzò i progetti per porta Pia (1561-1564), per San Giovanni dei Fiorentini e per la cappella Sforza in Santa Maria Maggiore; assunse la prestigiosa direzione dei lavori per la basilica di San Pietro, per cui progettò la gigantesca cupola (il cui tamburo fu costruito negli anni 1556-1557). Nel suo ultimo periodo, Michelangelo raggiunse una fama notevolissima, mentre il suo linguaggio artistico, mosso da una intima inquietudine, sembrò acquistare accenti ancora più drammatici; il sentimento tragico di quegli anni è documentato da opere che esprimono il colloquio dell’artista con se stesso e con Dio, realizzate attraverso uno stile disperato e visionario. Si ricordano su tutte la Pietà di Palestrina (Firenze, Accademia), la Pietà del duomo di Firenze (Museo dell’Opera del duomo) e la Pietà Rondanini (Milano, castello Sforzesco). Sensibile ai valori della grande poesia del passato più che di quella a lui contemporanea, alla quale fu comunque attento, Michelangelo predilesse nei suoi versi le opere di Dante e Petrarca, autore al quale sono ispirate le sue Rime; interessanti risultano anche le Lettere, espressione autentica di un artista dal carattere tormentato.