Nei testi con una struttura narrativa (romanzi, racconti ecc.) si trovano per lo più due «persone verbali»: vediamole insieme.
Nei testi con una struttura narrativa (romanzi, racconti ecc.) si trovano per lo più due «persone verbali»: vediamole insieme.
La prima persona, che di solito tende a coinvolgere il lettore in modo emozionale trasferendo nella vicenda tutte le sue sensazioni, emozioni, affetti (è il caso, in particolare, dei testi autobiografici, ma anche dei romanzi epistolari o delle raccolte di lettere).
La terza persona, che invece racconta i fatti in maniera più distaccata, come se fosse un’entità esterna alle vicende narrate (anche se spesso questa terza persona è perfettamente a conoscenza dei fatti spiegati nel racconto).
Oltre che dalle persone verbali, il testo narrativo è influenzato dai tempi verbali. Il tempo verbale principe della narrazione è il passato, che a sua volta viene impiegato nelle seguenti forme: imperfetto indicativo, passato remoto, presente storico.
Analizziamo insieme il loro utilizzo in un testo narrativo.
L’imperfetto indicativo, un tempo verbale che suole fissare le situazioni, si presta alla perfezione alle descrizioni di stati d’animo, di particolari condizioni climatiche e ambientali. Ecco un esempio per capire meglio:
«Arrivarono che s’era appena fatta sera, e mi accolsero con la massima cordialità. Jupiter, ridendo colla bocca fino agli orecchi, si dava da fare per preparare la cena, a base di anitra di palude; Legrand attraversava una delle sue crisi – come chiamarle altrimenti? – d’entusiasmo: aveva trovato un bivalve sconosciuto, appartenente ad un genere nuovo, ed era per di più riuscito a impossessarsi, con l’aiuto di Jupiter, di uno scarabeo che egli riteneva di una specie assolutamente nuova, e sul quale desiderava avere il mio giudizio il giorno dopo».
(tratto da Edgar Allan Poe, Lo scarabeo d’oro ).
IL NARRATORE MODI E TEMPI VERBALI PASSATO REMOTO