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Mussolini, Benito

Uomo politico italiano (1883-1945).

Uomo politico italiano (1883-1945).

Mussolini nacque nel 1883 a Predappio, nella provincia di Forlì. Nel 1901 si diplomò come maestro. Aderì al Partito socialista e venne chiamato a Trento a dirigere la locale Camera del Lavoro e il settimanale «L’avvenire del lavoratore». Sposò Rachele Guidi da cui, nel 1910, ebbe la prima figlia, Edda. Diresse la Federazione socialista e il settimanale «La lotta di classe». Nel 1911, per aver capeggiato le dimostrazioni popolari contro la guerra libica, venne condannato con Pietro Nenni a cinque mesi di carcere. Chiamato alla direzione del giornale del partito, «L’Avanti!», riuscì a moltiplicarne la tiratura e ad acquistare, grazie al suo stile perentorio e aggressivo, notevole influenza tra gli elementi rivoluzionari del socialismo, sostenendo, allo scoppio della prima guerra mondiale, tesi violentemente antimilitaristiche e decisamente neutraliste. Nell’ottobre 1914, però, mutò politica e divenne acceso interventista, convinto che la guerra fosse un atto rivoluzionario in cui il socialismo non poteva essere assente. Espulso dal partito e sostenuto dagli aiuti in denaro dell’ambasciata francese e degli agrari emiliani, il 14 novembre pubblicò il primo numero di un suo giornale, «Il popolo d’Italia», con cui diede inizio a una violenta campagna per l’intervento. Mentre la sua fortuna, alla fine della guerra, pareva in netto declino, a Milano, il 23 marzo 1919, fondò i Fasci di combattimento (un gruppo rivale del Partito socialista, ma ugualmente rivoluzionario). Le elezioni politiche del 1919 segnarono una netta sconfitta ma, negli anni successivi, Mussolini riuscì a trasformare il suo partito in un’organizzazione tesa al mantenimento dell’ordine (grazie all’impiego di squadre armate che agivano impunemente). Il movimento si diffuse rapidamente, anche perché non venne osteggiato dal governo. Negli anni successivi continuarono le spedizioni punitive contro le sedi dei partiti e delle associazioni sindacali di sinistra e contro i loro uomini più rappresentativi e già nel 1922 Mussolini si presentava come l’unico uomo in grado, in Italia, di risolvere la crisi del dopoguerra. La debolezza del governo Facta e l’appoggio del re gli consentirono di portare a buon fine la marcia su Roma (28 ottobre 1922) e di impadronirsi del governo. Da allora in poi la vicenda di Mussolini si identificò con quella del fascismo. Dal 1922 al 1925 si combatté, sul terreno legale e parlamentare e su quello illegale della violenza, la lotta tra il fascismo e le opposizioni: essa culminò, immediatamente dopo le elezioni del 1924, con l’assassinio del deputato socialista Matteotti, reo di aver denunciato dalla tribuna parlamentare i brogli elettorali fascisti. Mussolini seppe superare, con l’appoggio soprattutto del re e della milizia armata, qualche mese difficile, e a edificare, nel biennio 1925-1926, con le leggi sul capo del governo, sulla stampa, sulle opposizioni, sul Tribunale speciale (le leggi cosiddette fascistissime), un regime totalitario. Nel 1927 provvide, con la Carta del Lavoro, a regolamentare i rapporti tra le classi, ribadendo il privilegio del capitale, e nel 1929 realizzò la conciliazione con la Chiesa con i Patti lateranensi. Negli anni seguenti si perfezionarono le strutture dello stato totalitario e al contempo si rafforzò la dittatura. Anche in politica estera il fascismo tese ad adottare i metodi dell’intimidazione e della violenza: la guerra d’Etiopia del 1935-1936 segnò il trionfo personale del dittatore contro le sanzioni decise dalla Società delle nazioni e incoraggiò l’intervento italiano nella guerra civile spagnola. L’Italia si legò al nazismo e ne divenne succube attraverso il Patto d’acciaio, firmato nel 1939 con leggerezza e senza valutare la gravità delle conseguenze. Nel giugno 1940 l’Italia entrò in guerra, ma la direzione effettiva del conflitto era nelle mani tedesche e il popolo cominciò a criticare sempre più il fascismo. Subito dopo lo sbarco degli Alleati in Sicilia (luglio 1943), gli stessi gerarchi si misero d’accordo per eliminare il dittatore dalla scena politica italiana nella famosa seduta del Gran Consiglio del 25 luglio. Fatto quindi arrestare per ordine del re, trasferito prima a Ponza e poi alla Maddalena e al Gran Sasso, Mussolini venne liberato dopo la proclamazione dell’armistizio con un audace colpo di mano del maggiore Otto Skorzeny e di alcuni paracadutisti tedeschi. Trasportato in Germania, Mussolini proclamò da Radio Monaco la costituzione nell’Italia occupata dai tedeschi della Repubblica sociale italiana. Nella notte del 25 aprile 1945 fuggì su un autocarro militare travestito da soldato tedesco: scoperto e catturato dai partigiani a Dongo, la mattina del 28, insieme con Claretta Petacci, venne fucilato.