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Nel mondo dei mammiferi

Grazie alla loro intelligenza e alla grande plasticità, i mammiferi hanno saputo sfruttare tutte le possibilità di vita sulla Terra. Uno dei motivi di questo grande successo è la notevole capacità di adattamento, che si manifesta nella grande varietà delle strutture del corpo. Una varietà inferiore solo a quella che si può osservare in un’altra classe di animali, altrettanto di successo ma molto più ricca di specie: quella degli insetti.

Grazie alla loro intelligenza e alla grande plasticità, i mammiferi hanno saputo sfruttare tutte le possibilità di vita sulla Terra. Uno dei motivi di questo grande successo è la notevole capacità di adattamento, che si manifesta nella grande varietà delle strutture del corpo. Una varietà inferiore solo a quella che si può osservare in un’altra classe di animali, altrettanto di successo ma molto più ricca di specie: quella degli insetti.

Un gruppo vario e privilegiato
In fatto di taglia, forme, alimentazione, modo di vita, i mammiferi hanno realizzato tutte le soluzioni: ci sono forme di piccola taglia (criceto, topo, coniglio ecc.) praticamente inermi, ma capaci di una riproduzione veloce e numerosa; forme di enorme mole (elefante, rinoceronte, balena) senza nemici e con pochi cuccioli; forme erbivore, carnivore, insettivore, onnivore; forme corritrici, saltataci, volataci, arboree e ipogee (che vivono sottoterra); ci sono forme bene adattate alla vita acquatica come le lontre e i castori, benissimo come le foche, perfettamente ed esclusivamente come le balene e i delfini.
Nei mammiferi si riscontrano grandi, eccezionali capacità di spostamento e di movimento, poiché hanno sviluppato un’enorme varietà di strutture anatomiche che li mette in grado di muoversi negli ambienti più diversi. Con l’andatura più rapida, il galoppo o la corsa, possono raggiungere velocità eccezionali, le maggiori nel mondo animale dopo quelle degli uccelli (il ghepardo è l’animale terrestre più veloce che si conosca: raggiunge i 110 chilometri orari).
Riguardo ai mezzi di difesa o di offesa, in questa classe privilegiata c’è un vero e proprio «arsenale»: zanne, artigli, scaglie (pangolini), corazza (armadilli), aculei (riccio e istrice), corna, zoccoli con cui scalciare (come il cavallo).

Un rivestimento protettivo
I mammiferi sono animali a sangue caldo, e possono quindi mantenersi in attività anche di notte (quando la temperatura scende), o vivere nelle regioni fredde. Per evitare un eccessivo dispendio di energia, però, è indispensabile che il corpo sia protetto da un rivestimento isolante, sia per evitare un’eccessiva dispersione del calore quando la temperatura ambientale è bassa, sia per scongiurare un eccessivo surriscaldamento quando, al contrario, la temperatura è alta. Questa protezione isolante è garantita ai mammiferi dai peli. Nessun altro animale ne è fornito, e i peli costituiscono quindi uno dei caratteri che distingue il gruppo: gli unici altri vertebrati a sangue caldo, gli uccelli, hanno infatti adottato una soluzione diversa e hanno il corpo ricoperto da penne e piume.
L’insieme dei peli che ricoprono il corpo di un mammifero costituisce la pelliccia. Questa è particolarmente folta e lunga negli animali che devono soprattutto proteggersi dal freddo (pensiamo, per esempio, all’ermellino, all’orso bianco o alla volpe polare), mentre è fitta e cortissima negli animali che vivono nelle regioni tropicali (pensiamo, ad esempio, al pelo raso delle gazzelle e delle antilopi).

Partorire e curare i piccoli
Anche se alcuni pesci e alcuni rettili partoriscono i figli, nei mammiferi questa caratteristica ha raggiunto la perfezione. L’embrione si sviluppa all’interno di uno speciale organo femminile, l’utero, che potremmo immaginare come un sacchetto che si ingrandisce man mano che i piccoli (ma può essere anche solo uno) crescono. All’interno dell’utero è la placenta che garantisce al feto le sostanze di cui ha bisogno, che passano così dalla madre al figlio.
Il sistema appena descritto è proprio dei mammiferi più evoluti (che in realtà sono la maggioranza). In realtà esistono anche mammiferi che «fanno le uova» (ovipari, ad esempio l’ornitorinco), e mammiferi senza placenta, in cui il piccolo completa lo sviluppo in una specie di tasca che di solito si trova sul ventre della madre (si chiamano marsupiali, come il canguro e l’opossum). Questi mammiferi però sono meno evoluti, meno numerosi e meno diffusi degli altri.
Indipendentemente da come nascono, tutti i mammiferi sono in grado di nutrire i piccoli con il latte prodotto dalle ghiandole mammarie, e si occupano di loro per un periodo più o meno lungo anche al termine dell’allattamento; queste sono le cosiddette cure parentali, che svolgono una funzione fondamentale per la sopravvivenza della specie perché costituiscono un vero e proprio apprendistato alla vita: insegnano ai piccoli a trovare il cibo, a sfuggire ai pericoli, a comportarsi in società.

Quanti cuccioli per ogni mammifero?
Poiché per i mammiferi tutto il meccanismo della riproduzione (l’accoppiamento, la gestazione, l’allattamento, le cure dopo la nascita) è complesso e un po’ lungo, si può generalizzare dicendo che i mammiferi fanno pochi figli. Le femmine infatti non sono sempre pronte: la produzione degli ovuli segue un ciclo regolare, detto ciclo estrale o mestruazione, di durata variabile secondo la specie. In generale, il periodo dell’estro (il cosiddetto periodo del calore) ricorre da una a tre volte l’anno, con alcune eccezioni.
Anche il numero dei giorni in cui il piccolo resta nell’utero della madre (questo periodo si chiama gestazione) varia in base alla specie: più l’animale è grosso, più lunga è la gestazione (il massimo assoluto sono i 22 mesi dell’elefante africano!).

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