Il Neolitico deriva il suo nome da una nuova tecnica di lavorazione della pietra, quella della levigatura
Il Neolitico deriva il suo nome da una nuova tecnica di lavorazione della pietra, quella della levigatura. Gli oggetti di questo periodo, come asce e mazze, realizzati con questo metodo, appaiono di grande bellezza. Contemporaneamente, continuò ad essere utilizzata la tecnica della scheggiatura, i cui prodotti, però, diventarono molto più raffinati.
Gli strumenti realizzati in questo periodo sono il risultato dell’evoluzione tecnologica che, dall’amigdala paleolitica, porta al telaio.
Per costruire gli utensili venivano lavorate rocce di diverso tipo, ma anche legno, corno, osso, conchiglie e pelle.
Per la caccia si continuarono ad utilizzare l’arco e il boomerang, grandi invenzioni del Mesolitico, ma anche la fionda e le lance con punte di pietra e di osso.
Per la pesca, oltre agli arpioni, si costruirono reti o cesti di giunchi intrecciati.
Con lo sviluppo dell’agricoltura fu necessario realizzare nuovi strumenti: nacquero, così, oltre ai bastoni (appuntiti e appesantiti da una pietra circolare per aumentarne il peso) utilizzati per la semina, anche la zappa di legno, di pietra o di osso, l’aratro di legno, il falcetto per la mietitura.
Le spighe tagliate venivano battute con dei bastoni e pestati in contenitori di pietra per ricavarne la farina.
La trasformazione dei gruppi nomadi in popolazioni stabili e la lavorazione della terra indussero gli uomini a elaborare tecniche per la produzione di raccolti più ricchi: nacquero le grandi opere di irrigazione, che raggiunsero livelli notevoli in Mesopotamia ed Egitto, ben duemila anni prima della nascita delle grandi civiltà sumera ed egiziana.
Vennero, infine, realizzati una serie di strumenti per la lavorazione del legno, utilizzato per la costruzione di barche, slitte e abitazioni, e della pietra: tra questi strumenti c’è il trapano, che consisteva in un punteruolo di legno duro che, tramite una corda, veniva fatto ruotare velocemente premendolo sulla pietra che, in questo modo, si consumava.
Al Neolitico risalgono anche i primi telai, che permisero di realizzare tessuti utilizzati per fabbricare vestiti, specialmente in quelle zone dove il clima non era favorevole all’insediamento di quegli animali che fornivano le pelli.
Tra il VII e il VI millennio a.C. compaiono le prime ceramiche, le cui tecniche di lavorazione sembrano essere originarie dell’Anatolia. Il compito di impastare l’argilla con la sabbia, di realizzare i contenitori e di cuocerli per renderli più resistenti, era riservato alle donne. La diffusione della ceramica indica che queste popolazioni erano ormai divenute sedentarie: sarebbe stato difficile e faticoso spostarsi, portandosi dietro gli oggetti in ceramica, così pesanti.
Le culture che per prime utilizzarono la ceramica dipinta, a partire dal 5500 a.C., furono quelle del Medio Oriente, zona in cui, pochi secoli più tardi, verranno sperimentate anche le tecniche di lavorazione del metallo, che avranno un’importanza fondamentale nell’evoluzione dell’uomo.