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Paleolitico: arte

02 storia

In Europa, risalgono le più antiche manifestazioni artistiche

 

02 storia

 

In Europa,  le più antiche manifestazioni artistiche risalgono al momento in cui fa la sua apparizione l’Homo sapiens

Certamente anche i gruppi umani più antichi non furono insensibili alla bellezza e all’arte: l’uomo di Neanderthal, ad esempio, usava i colori, specialmente l’ocra rossa, di cui sono state trovate tracce nelle caverne da lui abitate. 
Tali rappresentazioni artistiche non venivano però realizzate con l’intenzione precisa, da parte dell’uomo primitivo, di trasmettere un messaggio; tale necessità nacque solo più tardi.
Le più importanti testimonianze artistiche lasciateci dalla Preistoria sono rappresentate dalle incisioni e dalle pitture sulle pareti delle caverne.
Queste decorazioni, ritrovate in Francia (Lascaux), in Spagna (Altamira) e in Italia, in oltre cento località, sono tipiche di questo periodo e scompariranno nel Mesolitico.

 

 

Le pitture più antiche sono costituite da impronte, ottenute cospargendo il colore intorno alle mani, tenute aperte sulle pareti delle caverne.

 

Ad esse seguono rappresentazioni di animali, in particolare cavalli, bisonti, orsi, renne e mammut. A Lascaux, ad esempio, oltre a bovini e cervi, è stata ritrovata la figura di un toro lunga 5 metri.
Tra gli esempi più famosi di pitture sulle pareti delle caverne ci sono quelli ritrovati nel territorio della Spagna, in cui sono rappresentate scene di caccia, di pesca, di guerra, di vita familiare.
Le figure sono molto semplificate e molto spesso, a differenza delle pitture ritrovate in Francia, è presente l’uomo in movimento. Le scene di caccia rappresentano quasi sempre uomini che si avvicinano alle prede appena uccise e in qualche caso sono dipinti scontri tra gruppi di persone. Tra le scene di vita quotidiana si ritrovano rappresentazioni della raccolta del miele o di danze.
Da queste pitture è stato possibile capire come gli uomini del Paleolitico vivessero, come si vestissero, che tipo di armi usassero e da quali animali fossero circondati: stambecchi, bovini, cervi, alci, uccelli, lepri e, tra gli insetti, mosche, api e anche ragni.
Il colore utilizzato era quasi esclusivamente il rosso, che veniva steso sulle pareti delle grotte probabilmente con penne d’uccello.
Un altro elemento che torna spesso nell’arte di questo periodo è l’uso di rappresentare donne dalle forme molto abbondanti: esse erano il simbolo della fertilità e della capacità di riprodursi, così importante in un periodo in cui la prima preoccupazione dell’uomo era la sopravvivenza, garantita dalla possibilità di mangiare, di difendersi e, appunto, di riprodursi. 
Nascono così delle statuine chiamate “veneri”, in pietra, argilla o avorio, che rappresentano donne sempre nude, obese, con seni e sederi enormi e, a volte, incinte.

Molto più rare sono le statuine che simboleggiano gli uomini, spesso mascherati da animali, che rappresenterebbero dei sacerdoti; come ancora accade in alcune culture primitive, essi utilizzavano la maschera per compiere riti e cerimonie particolari.