Cos’è la sepoltura dei morti?
Cos’è la sepoltura dei morti? È la manifestazione della vita spirituale di un gruppo ed il primo segno che testimonia la sua evoluzione culturale.
Le sepolture più antiche di cui si hanno notizia, risalgono alla fase centrale del Paleolitico. Esse nascono dalla necessità di proteggere i morti dagli animali, ponendoli dentro a delle fosse e ricoprendoli con lastre di pietra o con collinette di sassi.
All’ultima fase del Paleolitico appartengono le sepolture in fosse, in cui il morto veniva posto in posizione rannicchiata, dipinto di rosso (colore del sangue, che rappresenta la forza e la vitalità) e accompagnato da ornamenti e da carne di animale.
Alla fine del Paleolitico i morti venivano seppelliti legati o coperti da pesanti pietre, oppure senza testa o gambe, per evitare che potessero abbandonare la tomba e tornare a disturbare i vivi. Per lo stesso motivo spesso venivano accesi dei fuochi sopra le tombe. Tutti questi rituali a cosa ci fanno pensare?
Ciò lascia supporre che l’uomo di questo periodo credeva in una vita dopo la morte: per affrontarla il defunto aveva bisogno di tutto ciò che possedeva nella vita terrena, compresi gli oggetti personali e il cibo.
Il culto dei crani e il cannibalismo
Una delle pratiche religiose che sembrano caratterizzare alcuni gruppi umani del Paleolitico è il culto dei crani.
Un ritrovamento risalente al 1939, nella grotta Guattari del monte Circeo, nel Lazio, sembra confermare l’esistenza di questo culto.
Ma di cosa si tratta?
Il teschio, privo di mandibola con il foro della tempia molto allargato, è stato rinvenuto adagiato al suolo, all’interno di un cerchio di pietre, accompagnato da offerte animali, anch’esse poste all’interno di un cerchio.
Il ritrovamento lascia pensare che si trattasse di un nemico ucciso con un colpo alla testa, decapitato, privato, attraverso il foro sulla tempia, del cervello (poi mangiato a scopo religioso e magico), e infine deposto in luogo appartato, protetto dal cerchio di pietre, e accompagnato da offerte votive.
Un uso che accompagnava, a volte, le cerimonie di sepoltura erano i banchetti, durante i quali i vivi mangiavano la carne dei morti, poiché credevano che consumando la carne del defunto si acquistassero la sua vitalità e le sue qualità.
Evitando di dover essere messo a marcire in una tomba, si dava così al defunto migliore sepoltura, all’interno del corpo dei vivi.
I riti
Spesso le manifestazioni artistiche avevano anche un significato magico e religioso. Le pitture ritrovate in molte grotte, che rappresentano scene di caccia, sarebbero state utilizzate, secondo alcuni studiosi, nei riti religiosi, e servivano a rendere propizia la caccia. Ciò è comprensibile, dal momento che sono opera di un popolo di cacciatori, che viveva in un ambiente difficile, caratterizzato da un clima freddissimo.
Come possiamo essere certi di questa interpretazione?
La conferma di questa interpretazione è data, secondo alcuni, dal fatto che tali decorazioni si ritrovano all’interno di grotte prive di luce naturale, in luoghi nascosti, e mostrano soprattutto animali utili alla sopravvivenza; spesso rappresentati feriti o circondati da frecce.
Esiste una prova di questi riti?
L’esistenza di questi riti, volti a rendere fortunata la caccia, sembrerebbe confermata dalla scoperta, in una grotta francese, del dipinto di un uomo ricoperto da una pelle di cervo, con una maschera barbuta, la testa sormontata da corna e in atteggiamento di danza: si tratterebbe di uno stregone ritratto durante una cerimonia, volta ad invocare una caccia fortunata.