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Papiro

Materia scrittoria diffusa nell’antichità soprattutto in Egitto…

Materia scrittoria diffusa nell’antichità soprattutto in Egitto (v. egizi), da cui il suo uso si propagò in tutto l’Oriente. A tale scopo la pianta, ripulita dalle scorie esterne, veniva divisa in strisce sottili, dette «philyrae», nel senso dell’altezza (normalmente 3-4 metri). Opportunamente rifilate, le strisce venivano disposte una accanto all’altra, in modo da combaciare, su una tavola bagnata; sulla fascia così formata, detta «scheda», si stendeva poi un secondo strato di philyrae in senso normale al primo, formando un foglio, detto «plagula», che veniva pressato con torchi fino a divenire compatto grazie alle sostanze adesive del midollo della pianta secrete per effetto dell’umidità assorbita dalla tavola. Le plagulae, spianate con magli e cosparse di un leggero strato di colla, potevano essere adoperate per la scrittura o isolatamente o riunite a formare una banda (normalmente di 20 fogli), detta «scapus», mediante incollatura dei margini che venivano a sovrapporsi.

Normalmente si adoperavano plagulae isolate per documenti brevi, lettere, appunti, mentre per documenti più lunghi o per uso librario erano incollati l’uno all’altro.