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Paradiso

Il significato originario del termine è quello di «giardino»…

Il significato originario del termine è quello di «giardino»: lo storico greco Senofonte lo usa per indicare il giardino imperiale persiano (v. Impero persiano), simbolo visibile della capacità ordinatrice del sovrano, contrapposta al resto del mondo che sfuggiva al suo dominio. Si trattava di zone di altopiano e di agricoltura pluviale recintate, con vegetazione lussureggiante, in netto contrasto con i terreni circostanti semiaridi e abbandonati a se stessi. L’accezione attuale di paradiso, che oggi è inteso come «i Cieli» o comunque luogo di piacere finale, deriva dal fatto che nella Bibbia il termine è usato per indicare il giardino dell’Eden. Nel contesto religioso comune, dunque, si riferisce alla vita eterna beata dei defunti che godono della visione del volto di Dio.

È un termine usato prevalentemente nella tradizione cristiana, ma non è esclusivo del cristianesimo: l’idea di paradiso come luogo felice, sede delle anime, sia alle origini che alla fine dei tempi e in cui si posseggono qualità e doni di ogni specie, la troviamo, oltre che nell’ebraismo e cristianesimo, in quasi tutte le religioni, sia pure con molte varianti. Presso numerosi popoli cosiddetti primitivi (per esempio, tribù africane e californiane), i racconti e i miti sulle età primordiali e la creazione parlano dei primi uomini che vivevano in uno stato di felicità, di abbondanza di mezzi di nutrizione, di assenza di dolore, e d’immortalità. Gli uomini conoscevano il linguaggio degli animali e vivevano in pace con essi; Dio dimorava in mezzo a loro. Per descrivere un’epoca analoga, i greci antichi parlavano di un’«età dell’oro». Nel paradiso islamico, che però si rifà all’idea della vita futura, si offrono, oltre a bevande che non danno né mal di testa né ubriacano, anche le uri, vergini dagli occhi neri e dallo sguardo pudico, simile a perle e rubini; il nome di questo luogo è appunto ganna (giardino).