Con tale denominazione si indicano i patti stipulati 1’11 febbraio 1929 tra lo Stato italiano e la santa sede…
Con tale denominazione si indicano i patti stipulati l’11 febbraio 1929 tra lo Stato italiano e la santa sede, un trattato e un concordato, diretto il primo a risolvere la questione romana, cioè il contrasto sorto, dopo la liberazione di Roma (1870), tra lo Stato italiano e le pretese pontificie al dominio temporale; l’altro il problema delle condizioni della religione e della Chiesa cattolica in Italia.
I due accordi, complementari e interdipendenti, costituirono pertanto un sistema completo e organico. Il trattato si propose di eliminare ogni dissidio tra Italia e Vaticano, «assicurando alla santa sede una condizione di fatto e di diritto… la quale le garantisca l’assoluta indipendenza per l’adempimento della sua alta missione nel mondo». A tale scopo fu costituito con particolari modalità un apposito Stato, denominato Città del Vaticano, sotto l’esclusiva proprietà e giurisdizione sovrana della santa sede, e si procedette alla liquidazione dei crediti della santa sede verso lo Stato.
Il concordato regolò le condizioni della Chiesa cattolica in Italia riaffermando il carattere cattolico dello Stato italiano, assicurando il libero esercizio del potere spirituale della Chiesa e del culto, determinando forme di particolare favore a riguardo di persone, funzioni, enti ecclesiastici, riconoscendo la rilevanza civile di funzioni ecclesiastiche come il matrimonio canonico e ammettendo l’insegnamento religioso nelle scuole elementari e medie.
Le trattative, cominciate privatamente nell’agosto del 1926, si conclusero con la ratifica dei patti avvenuta il 7 giugno 1929. Caduto il governo fascista, con il quale i Patti lateranensi erano stati stipulati, e terminata la seconda guerra mondiale, la nuova Costituzione italiana, nell’art. 7, ratificava la situazione statuendo che «le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale».