La pellicola cinematografica, come quella fotografica, è un sottile foglio di acetato di cellulosa o di poliestere ricoperto da una emulsione sensibile ai sali d’argento.
La pellicola cinematografica, come quella fotografica, è un sottile foglio di acetato di cellulosa o di poliestere ricoperto da una emulsione sensibile ai sali d’argento. Tagliata nei formati consueti per la fotografia, viene poi fissata all’interno dell’apposito telaio della macchina fotografica.
Nella pellicola cinematografica una striscia di poliestere o di triacetato di cellulosa, ha sostituito la vecchia cellulosa altamente infiammabile. Essa contiene una serie di fotogrammi su cui sono impresse delle immagini che, durante la proiezione, vengono percepite in movimento e non in quanto successione di immagini fisse, sfruttando il fenomeno della persistenza della visione. Nei fotogrammi sono presenti delle perforazioni, che servono per agganciare la pellicola al proiettore durante la proiezione davanti al fascio di luce.
Inventata nel 1885 da George Eastman, come supporto per il bromuro d’argento che si utilizzava per sviluppare le fotografie, la pellicola fu utilizzata per la prima volta dai fratelli Lumière che, dopo vari aggiustamenti, ottennero la prima pellicola da inserire nel loro proiettore, il cinématographe, che brevettarono per la prima volta il 13 febbraio 1894.
Il 19 marzo 1895 venne proiettato il primo film documentario dal titolo L’uscita dalle officine Lumière. Le pellicole a colori arrivarono ufficialmente negli anni Trenta.
Da allora, a quella prima pellicola vari aggiustamenti sono stati apportati per ottenere l’attuale pellicola con formato standard 35 mm. È importante precisare che la pellicola attuale non è molto differente da quella di allora.
Spesso, nell’uso corrente, il termine è usato per indicare il film.