Termine generico per indicare le varie e possibili forme dell’attività mentale…
Termine generico per indicare le varie e possibili forme dell’attività mentale, un processo che si esplica nella formazione dei concetti, della coscienza, delle idee, dell’immaginazione, dei desideri, di ogni raffigurazione del mondo; può essere sia conscio che inconscio. Mentre sul piano di una concezione generale e di fondo bisogna rifarsi alle interpretazioni che si sono succedute nel corso dello sviluppo storico della psicologia, le ricerche psicologiche contemporanee ne affrontano lo studio in una prospettiva sperimentale capace di renderne univoco il significato e di definire limiti e rapporti fra pensiero e intelligenza, pensiero e linguaggio, pensiero cosciente e processi inconsci. Più in particolare, oggi si procede secondo due fondamentali impostazioni di ricerca: quella genetica, per la quale valgono le fasi e i livelli evolutivi del pensiero, e quella fenomenologica, per la quale il pensiero interessa come attività in sé.
Già all’inizio della filosofia greca il pensiero venne distinto dalla sensazione per la sua oggettività e universalità: così in Eraclito e in Parmenide. Il dialogo di Socrate si nutrì della fiducia nel pensiero come capacità di raggiungere la verità e Platone, per fondare tale fiducia, ammise l’esistenza del mondo delle idee. Aristotele giunse all’affermazione di un pensiero assoluto che riesce a pensare se stesso. Galilei affermò che il pensiero divino e quello umano sono la stessa cosa e differiscono solo quantitativamente. Cartesio allargò notevolmente il significato del termine e intese per pensiero tutto ciò che avviene in noi e di cui abbiamo coscienza. In Locke, il pensiero fu l’operazione dello spirito sulle proprie idee e per Hume esso consisteva nell’avere un oggetto presente nella coscienza. Per Kant il pensiero fu l’attività spontanea dell’intelletto in contrapposizione alla passività dei sensi (v. cinque sensi), mentre secondo Fichte l’io esiste in quanto pensa se stesso; in Hegel il pensiero fu la razionalità. Husserl ha messo in luce l’intenzionalità del pensiero; in Heidegger il pensiero è l’essenziale rapporto con l’essere.