Ben più numerose delle piante semplici sono le cosiddette piante complesse, nelle quali si possono riconoscere in maniera definita le radici, il fusto e le foglie, e che comprende tutte piante vascolari. La loro caratteristica principale, però, è nel fatto che esse si riproducono con i semi: da ogni seme si sviluppa una piantina, che a sua volta produrrà semi che inizieranno di nuovo il ciclo.
Ben più numerose delle piante semplici sono le cosiddette piante complesse, nelle quali si possono riconoscere in maniera definita le radici, il fusto e le foglie, e che comprende tutte piante vascolari. La loro caratteristica principale, però, è nel fatto che esse si riproducono con i semi: da ogni seme si sviluppa una piantina, che a sua volta produrrà semi che inizieranno di nuovo il ciclo.
Un semino alla conquista della terraferma
Le prime piante che occuparono la terraferma avevano bisogno, per riprodursi, di vivere in ambienti con molta acqua. Circa quattrocento anni fa, però, alcune di esse iniziarono a sviluppare un nuovo e interessantissimo organo: una sorta di «contenitore» in cui l’embrione – cioè il primissimo stadio di sviluppo di piante e animali –, al riparo dai pericoli dell’ambiente esterno, poteva sopravvivere anche a lunghi periodi di siccità. E non era tutto: in questo speciale sacchetto erano anche contenute sostanze di riserva che avrebbero permesso all’embrione di compiere le prime fasi dello sviluppo. Questo contenitore era il seme: grazie a esso le piante si resero indipendenti dagli ambienti umidi, e si espansero in breve tempo su tutte le terre emerse.
Con o senza frutti
Le piante complesse, che comprendono la maggioranza delle piante che conosciamo, si dividono in due grandi gruppi: le gimnosperme e le angiosperme. A distinguere le due categorie sono i fiori e i frutti: le gimnosperme, infatti, non producono veri e propri fiori e il seme non porta alla formazione di un frutto. Al contrario, le angiosperme possiedono i fiori che producono i semi. Una volta avvenuta la fecondazione, la pianta sviluppa il frutto, che quindi protegge il seme e rende più facile la sua propagazione: ad esempio, le buonissime ciliege vengono colte per essere mangiate, allontanando così il seme (cioè il nocciolo!) dalla pianta «madre».
Prima dei frutti i coni
Prima delle piante con fiori e frutti, cioè le angiosperme, comparvero le gimnosperme. Quasi tutte queste piante hanno i semi sulla superficie di piccole squame legnose raggruppate insieme a formare piccoli coni, che possono essere coni maschi o coni femmine.
I semi sviluppati sui coni non sono protetti da un frutto, e infatti il termine gimnosperme deriva da un nome greco che significa proprio «a seme nudo», anche se alcune specie producono delle protuberanze carnose che possono sembrare frutti. Per comprendere bene questo concetto basterà confrontare una pigna con una mora: nel primo caso, se il cono è maturo, basta scostare le squame per vedere i semi; nel secondo caso i semi non si distinguono, perché sono protetti dal rivestimento carnoso (che poi è il frutto che noi mangiamo).
Proprio dai coni prende il nome il gruppo più numeroso tra le gimnosperme, ossia le conifere, che comprendono tra gli altri pini e abeti. Le pigne di questi alberi – che nei pini contengono i gustosi pinoli – sono i coni che portano i semi. Tra le altre caratteristiche delle conifere vi è il fusto legnoso molto alto e le foglie così ridotte da essere divenute aghi (per questo sono dette «aghiformi»); possono sopravvivere agli ambienti freddi e aridi e vivere molto a lungo: si conoscono degli esemplari addirittura millenari!
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