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Piante sprecate

Già nel rapporto del 1980 del Programma ambientale delle Nazioni unite si leggeva…

Già nel rapporto del 1980 del Programma ambientale delle Nazioni unite si leggeva: «La penicillina, la digitale, il chinino, il caucciù, le pectine, le resine, le gomme, gli insetticidi come il piretro provengono tutti dalle piante. Una prescrizione medica su due negli Stati Uniti si basa su un ingrediente di origine vegetale». La dichiarazione concludeva così: «Eppure, stiamo privando noi stessi e le generazioni future di piante che potrebbero fornire la cura per malattie mortali o diventare importanti fonti di alimenti per un pianeta sempre più affamato».

In effetti, l’agricoltura moderna si è limitata a sfruttare poche decine di specie (tra le quali il frumento, il mais, il riso, la segale), mentre un inventario anche solo approssimativo delle piante ha rivelato che ben 75.000 presentano parti commestibili.
In Nuova Guinea esiste addirittura una pianta, la Psophocarpus tetragonolobus, interamente commestibile, dalle radici al fusto, alle foglie, ai fiori, ai semi e fornisce perfino, con il suo succo, una bevanda simile al caffè.

Quanto alle sostanze medicamentose, ricordiamo che dalla pervinca rosata (Catharanthus roseus) originaria del Madagascar sono state estratte due sostanze efficacissime nella cura della leucemia.

Naturalmente la pianta è stata ed è tuttora oggetto di particolari attenzioni; è opportuno ricordare, però, che, essendo tipica della foresta pluviale, ha corso il rischio di scomparire insieme con tutto il suo habitat.