Pittore, incisore e scultore spagnolo (Malaga 1881 – Mougins 1973).
Pittore, incisore e scultore spagnolo (Malaga 1881 – Mougins 1973).
Figlio del pittore Pablo Ruiz, insegnante di disegno alla Scuola d’arte e mestieri, assunse il cognome della madre, di origine genovese. Con la famiglia si spostò dapprima a La Coruña, in Galizia, nel 1891, e poi, nel 1895, a Barcellona, dove fu allievo dell’Accademia di belle arti. Fu, in seguito, ammesso all’Accademia di San Fernando a Madrid nel 1897, in cui poté studiare le opere di El Greco e di Goya; di ritorno a Barcellona, frequentò il locale Els Quatre Gats, partecipando alla vita intellettuale della città. Nel 1900 passò tre mesi a Parigi, dove strinse amicizia con Max Jacob e conobbe Berthe Weill, sua prima cliente; di ritorno a Madrid fondò la rivista «Arte joven». Nel 1901 a Parigi espose da Ambroise Vollard pastelli in cui si rivelò influenzato da Toulouse-Lautrec e Vuillard; si stabilì, quindi, nella capitale francese nel 1904, trovando uno studio al Bateau-Lavoir, abitato anche dallo scrittore Salmon e dall’olandese Kees Van Dongen, punto di ritrovo di intellettuali e poeti. In questi anni ebbe modo di incontrare Apollinaire e, nel 1906, di conoscere Matisse. Divenne, ben presto, uno dei protagonisti della vita culturale parigina. In questi anni realizzò le opere del cosiddetto periodo blu, così definito per il monocromo a dominante blu che caratterizza i volumi e il disegno stilizzato di figure cariche di significato sociale e umano (Donna in blu, 1901, Madrid, Museo nacional Centro de Arte Reina Sofia; Le moulin de la Galette, 1900, New York, Guggenheim Museum). Sviluppò temi di acrobati, suonatori ambulanti e arlecchini quasi evanescenti, in cui però è evidente l’interesse di Picasso per i problemi della sintesi della forma e del ribaltamento di piani e superfici proposti già, in modo diverso, da Gauguin e da Cézanne (Ritratto di Sabartés, 1901, Mosca, Museo Puskin). Nelle opere del periodo rosa, degli anni 1905-1906, si avvertono le premesse dei successivi sviluppi della sua ricerca formale (La famiglia di acrobati, 1905, Göteborg, Konstmuseum; Il pazzo, 1906, Parigi, Musée national d’art moderne). Il recupero dei problemi del volume e la prima riflessione sull’oggetto-ambiente di Cézanne seguì immediatamente dopo un viaggio del 1906 a Gosol con Fernande Olivier, dove sperimentò un nuovo tipo di semplificazione architettonica e di compattezza di colore nei toni ocra (Ritratto di Gertrude Stein, 1906, New York, Metropolitan Museum); comparvero allora i primi accenni di scomposizione di piani sotto l’influsso della scultura negra (Donna con ventaglio, 1908, San Pietroburgo, Ermitage). Si interessò, in questi anni, anche ai rilievi iberici all’arte orientale e primitiva ai fini di una semplificazione delle strutture plastiche; scoprì, inoltre, la pittura di Henri Rousseau il Doganiere, preludio agli studi per il fondamentale Les demoiselles d’Avignon (1907, New York, Museum of Modern Art). Sono questi anni decisivi per la nascita del cubismo: nel 1907 incontrò Georges Braque e Kahnweiler che diverrà, dopo aver aperto una galleria, il suo mercante. Durante i soggiorni estivi in un piccolo villaggio presso Créteil, nel 1908, poi a Horta de Ebro, nel 1909 e a Cadaqués nel 1910, in Spagna, Picasso maturò un linguaggio verso il cubismo «analitico», cominciando a scomporre l’oggetto e la figura umana in volumi e dando al colore il solo valore di tono locale (La fabbrica di Horta de Ebro, 1909, San Pietroburgo, Ermitage). La ricerca cubista andò precisandosi tra il 1909 e il 1910 verso una serie di scomposizioni in forme geometriche piane e una riduzione del colore alla sola gamma dei grigi: l’oggetto, sfaccettato in modo da aprirsi in tutte le direzioni, si fonde con l’ambiente circostante (Ritratto di Ambroise Vollard, 1909-1910, Mosca, Museo Puskin; Ritratto di Daniel-Henry Kahnweiler, 1911, Chicago, Art Institute). Progressivamente Picasso arrivò all’eliminazione della linea curva e di ogni effetto di dinamismo, giungendo a chiarire l’autonomia assoluta dell’immagine dipinta. Non più rappresentazione di apparenze, essa può essere eseguita con diversi materiali: comparvero così, a partire dal 1911, la serie dei collages, con lettere stampate o disegnate, i numeri, i papiers collés (Aficionado, 1912, Basilea, Kunstmuseum; La chitarra, 1912, Oslo, Nasjonalgalleriet). Tale procedimento si ritrova anche nelle sculture (Il bicchiere d’assenzio, 1914, New York, Museum of Modern Art; Bicchiere e coltello, 1914, Londra, Tate Gallery); in alcune di esse si assiste al passaggio al cubismo «sintetico», con il ricomparire del colore e la ricostruzione dell’oggetto in piani semplificati ed essenziali (Pipa, bicchiere e bottiglia di rhum, 1914, New York, Museum of Modern Art). Tra il 1911 e il 1913 Picasso lavorò a Céret, nei Pirenei orientali, accanto allo scultore Manolo, a Olivier, Braque e Gris; si spostò, nel 1914, nella Francia meridionale, ad Avignone, con Braque e Derain; in questi anni si interessò ai balletti di Diaghilev; con questi si recò a Roma, Napoli e Pompei; recuperò, così, la figuratività e un realismo classicista (Arlecchino, 1917, Barcellona, Museo Picasso); tramite il disegno di Ingres Picasso ritrovò la possibilità di una lucida definizione mentale della linea e del contorno della forma (Tre donne alla fontana, 1921, New York, Museum of Modern Art; Arlecchino, 1923, Parigi, Musée national d’art moderne). Non rimase, inoltre, estraneo alla tematica surrealista e fu indotto a mutare la visione assegnando ai corpi il significato di simboli, soprattutto nelle sculture, in questi anni sempre più numerose (Figura in riva al mare, 1931; Bagnanti e Costruzioni in filo metallico, 1928, Parigi, Museo Picasso). La Minotauromachia del 1934 e la serie di opere grafiche (Metarmorfosi di Ovidio) definirono una svolta nel percorso artistico di Picasso, segnato anche dalla guerra civile spagnola; nominato nel 1935 direttore del Prado, cominciò a disegnare e a dipingere gli studi per il grande quadro dedicato alla strage di Guernica (1937, Madrid, Museo nacional Centro de Arte Reina Sofia), dove la brutalità inumana dell’avvenimento è espressa attraverso il minotauro, simbolo della violenza bestiale. Negli anni successivi dipinse opere che ebbero profonda influenza sul neocubismo, anche italiano, degli anni Quaranta (Pesca di notte ad Antibes, 1939, New York, Museum of Modern Art; serie delle Teste di donna e delle Nature morte). Nel 1939 la mostra personale a New York consacrò la sua arte. Nel dopoguerra Picasso svolse un’attività costante e multiforme: nel 1945 riprese la litografia, lavorando ad Antibes, nel 1947 iniziò i lavori in ceramica a Vallauris; cominciò, poi, a dipingere i suoi lavori ripresi da opere famose del passato come Le signorine in riva alla Senna (1950, Basilea, Kunstmuseum), Las Meninas da Velázquez e Le déjeneur sur l’herbe da Manet. Partecipò, poi, a tre congressi mondiali della pace, per i quali disegnò la nota Colomba della pace e opere come Massacro in Corea (1951, Parigi, Museo Picasso). Molto vasta fu la produzione di Picasso negli ultimi anni, soprattutto attorno al tema del Pittore e la modella (1964, Berlino, Nationalgalerie); organizzò anche una bottega per la ceramica e la grafica. Il ruolo di Picasso e del suo messaggio nella storia dell’arte sono di importanza fondamentale: dalla lezione di Picasso partirono, in America, artisti come Jackson Pollock, Arshile Gorky e Willem De Kooning, mentre in Europa la lezione del pittore spagnolo fu essenziale per artisti come Francis Bacon e Henry Moore. A Picasso, considerato il più grande artista del XX secolo, sono interamente dedicati due musei: uno a Barcellona, inaugurato nel 1963, e uno a Parigi, aperto nel 1985.