Scopri, impara e cresci

Popoli nella natura-America del nord

Eschimesi-Indiani

Eschimesi-Indiani

Fra tutti i popoli cacciatori-raccoglitori, gli Inuit (noti anche come Eschimesi) si distinguono per la loro cultura molto specializzata, fondata sulla capacità di sopravvivere in quelli che sono forse gli ecosistemi più difficili del pianeta, fra tundra e ghiacci artici, dallo stretto di Bering alla Groenalndia.

 

Di origine asiatica, gli Inuit discendono da antenati giunti in America 12.000-14.000 , e oggi si contano circa 120.000 individui.
Ovviamente, l’ambiente «glaciale» ha condizionato profondamente la loro cultura e il loro stile di vita: gli Inuit rappresentano infatti uno dei rarissimi casi di popoli cacciatori-raccoglitori la cui cultura non è fondata sul fuoco, per la difficoltà di reperire legna da arder.; da qui il costume alimentare di mangiare prevalentemente animali crudi: gli Eschimesi usano sedersi in circolo intorno alla testa di un Cetaceo di cui mangiano  la pelle e il grasso, lasciando la carne vera e propria ai cani e alle volpi polari; e questo non per generosità, ma per la consapevolezza che, nutrendo le volpi, si assicurano una provvista alimentare di emergenza e soprattutto un guadagno futuro con la vendita delle loro  pelli.
Fino a circa  80 anni fa la cultura degli Eschimesi era rimasta quasi immutata perché gli uomini bianchi non avevano particolari interessi a recarsi nel loro territorio; ma negli anni Venti e Trenta, un numero sempre crescente di Europei e Nordamericani si recavano nell’estremo nord per praticare il fiorente commercio delle pellicce; mentre negli anni Cinquanta, con la costruzione degli impianti strategico-militari e con lo sfruttamento minerario, la presenza degli stranieri “civilizzati” nel territorio divenne costante: questo fu l’inizio di una graduale trasformazione della vita degli Eschimesi, con la conseguente scomparsa di gran parte della loro cultura originaria.

Secondo recenti dati del censimento federale, gli Indiani nordamericani sarebbero oggi circa due milioni.

Sono loro i diretti discendenti dei primi abitanti del Nuovo Mondo, qui arrivati con diverse ondate migratorie dall’Asia e in periodi diversi. Le sanguinose guerre per il possesso dei territori di caccia migliori favorirono la dispersione delle tribù, mentre l’isolamento geografico e ambientale in cui le diverse popolazioni vennero a trovarsi e la loro differente origine, spiegano l’esistenza di circa trecento lingue diverse. A grandi linee, si possono distinguere 5 gruppi principali, caratterizzati da affinità linguistiche, culturali ed ecologiche.

Gli Indiani della taiga (la foresta di Conifere che attraversa il Canada),  rappresentano il gruppo più settentrionale , e praticano la caccia di caribù e di foche; gli Indiani della costa occidentale, dalla Columbia Britannica a tutta la California, sono popoli cacciatori-raccoglitori e pescatori;  gli Indiani delle praterie, tra cui gli Sioux  e tribù affini, popolavano le grandi praterie e divennero cacciatore di bisonti con l’introduzione del cavallo, avvenuta nel 1750 ; gli Indiani del deserto che vivevano nelle zone aride dal Nevada al Nuovo Messico cacciando  piccoli mammiferi e rettili, praticando anche la raccolta di insetti; e infine gli Indiani  delle foreste, che abitavano nelle foreste caducifoglie degli Stati Uniti orientali e avevano un’economia mista basata  sia sull’agricoltura che sulla pesca.

All’epoca dell’invasione europea, dunque, non tutti i primitivi Indiani d’America potevano essere considerati veri e propri cacciatori-raccoglitori; molte tribù erano già passate a forme agricole di sostentamento in diversi tipi di ambiente con diversi stadi dell’evoluzione culturale. Comunque fosse il loro stadio evolutivo, gli Indiani d’America hanno però sempre dimostrato di possedere una profonda coscienza ecologica, nel pieno rispetto degli equilibri naturali, e forse è attribuibile anche in parte a loro il merito di avere conservato intatte  molte aree naturali  dell’America del Nord .