Un libero mercato dovrebbe tendere naturalmente all’equilibrio
Un libero mercato dovrebbe tendere naturalmente all’equilibrio; infatti un prezzo troppo alto provocherebbe una drastica diminuzione della domanda e molte merci, di conseguenza, resterebbero invendute; a questo punto i venditori per poter vendere sarebbero costretti ad abbassare il prezzo.
Al contrario, un prezzo troppo basso farebbe aumentare il numero degli acquirenti e le quantità richieste, provocando rapidamente una scarsità della merce e ciò indurrebbe i venditori ad alzare i prezzi.
Naturalmente i beni non sono tutti uguali, esistono beni di prima necessità, come il pane, il latte, la pasta, e beni di lusso, come il caviale o lo champagne, e la reazione delle persone alla variazione dei loro prezzi sarà diversa; infatti se cresce il prezzo del pane è difficile che la domanda scenda di molto, mentre se dovesse aumentare ulteriormente il prezzo dello champagne molti calici resterebbero vuoti. La reazione della domanda alla variazione del prezzo si chiama «elasticità della domanda» e varia da bene a bene, da individuo a individuo, da prezzo a prezzo.
Abbiamo detto che la domanda e l’offerta di un bene variano al variare del suo prezzo, ma come definiamo il prezzo di un bene? Il prezzo è la quantità di moneta necessaria per acquistare una certa quantità di bene.
Per dirlo in parole più semplici, il denaro che occorre per comprare l chilo di mele è il suo prezzo.
Naturalmente tutti sappiamo che i prezzi non sono sempre stabili ma subiscono variazioni legate a molteplici fattori. Abbiamo già visto come una diminuzione dell’offerta di un bene, per esempio una gelata che rovina il raccolto della frutta, faccia salire i prezzi di quest’ultima, o come un’annata particolarmente favorevole faccia registrare un abbassamento dei prezzi. Possiamo dire quindi che, genericamente, a un’eccedenza di bene, comunque questa si sia determinata (per esempio vi è stata una minore richiesta di un certo bene oppure ne è stata immessa sul mercato una grande quantità), corrisponde una diminuzione del prezzo, mentre a una scarsità del bene (vi è stata una maggiore richiesta di un certo bene oppure ne è arrivata sul mercato una minore quantità) si accompagna un aumento dei prezzi.
Spesso i venditori quando si trovano in possesso di una quantità di merce molto abbondante, o in eccesso, rispetto alle richieste del mercato (ad esempio un ricco raccolto di un prodotto agricolo), preferiscono non immetterla tutta contemporaneamente sul mercato per evitare una caduta dei prezzi. Ma le oscillazioni dei prezzi non dipendono solo dalle variazioni della domanda e dell’offerta; esse derivano anche da altri fattori, come il costo delle materie prime, il salario dei lavoratori o il peso della tassazione.