Il concilio di Trento, concluso dopo quasi vent’anni nel 1563, si è occupato anche delle raffigurazioni sacre
Il concilio di Trento, concluso dopo quasi vent’anni nel 1563, si è occupato anche delle raffigurazioni sacre e si è pronunciato contro le pitture «sconvenienti ai luoghi sacri», demandando la salvaguardia di questo principio all’Inquisizione.
L’Inquisizione era ben attenta e consapevole del valore divulgativo che avevano, nel confronto con la massa dei fedeli analfabeti, le rappresentazioni iconografiche dei misteri della fede. Un valore molto simile a quello che oggi hanno i film e i programmi televisivi. Era necessario quindi che tali rappresentazioni fossero rigorosamente ortodosse. La scena dipinta dal Veronese per i frati dei Santi Giovanni e Paolo non fu ritenuta adeguata a un evento così importante per la religione cattolica, come l’Ultima cena.
Il 18 luglio del 1573 Veronese fu convocato dal tribunale dell’Inquisizione per giustificarsi di una rappresentazione così stravagante. L’artista era, in sostanza, accusato di aver adottato uno spirito troppo profano in una scena di così alto significato. Egli rispose: «Noi pittori si pigliamo la licentia che si pigliano i poeti et i matti et ho fatto quelli due alabardieri, uno che beve et l’altro che magna appresso una scala morta, i quali sono messi là che possino far qualche officio parendomi conveniente che il patron della casa che era grande e richo, secondo che mi è stato detto, dovesse haver tal servitori», mettendo in evidenza la libertà creatrice dell’artista e sottolineando il fatto che la pittura, e l’arte in generale, non può che seguire sue proprie leggi.
I giudici, convinti della sua buona fede, emisero una mite sentenza e lo condannarono a «correggere et emendare» le parti censurate del quadro entro il termine di tre mesi. In realtà, Veronese corresse molto poco e si limitò a mutare il nome del quadro da Ultima cena a Convito in casa di Levi che, essendo un banchetto tra ricchi farisei e pubblicani, sia pure in presenza di Cristo, poteva ben annoverare tra i personaggi di rilievo anche personaggi minori.
La clemenza dei giudici dell’Inquisizione e il fatto che Veronese in qualche modo potesse eludere un tribunale così temuto in quei tempi possono essere anche attribuiti alla potenza e influenza di Venezia e alla presenza nella commissione del tribunale di patrizi veneziani dal nome tanto illustre e significativo come Foscari, Zorzi e Venier.