In termini economici il rischio sismico è la possibile perdita della proprietà…
In termini economici (v. economia), il rischio sismico è la possibile perdita della proprietà o della funzionalità di un edifico, o di una struttura in genere, a causa di un evento sismico (v. terremoto). La sua stima si può schematizzare in termini quantitativi prendendo in esame questi tre fattori: la pericolosità sismica, la vulnerabilità e l’esposizione.
La pericolosità sismica di un’area è relazionata alla probabilità che entro un certo periodo di tempo ed entro una determinata area, si verifichi un terremoto distruttivo. La vulnerabilità è invece la predisposizione che possono avere persone o beni a subire danni a causa del verificarsi di un terremoto. Per esposizione si intende la qualità, il valore, e la dislocazione dei beni presenti sul territorio, che possono essere colpiti in maniera più o meno diretta o grave da un evento sismico.
Il rischio sismico è spesso determinato usando dei programmi per computer che gestiscono modelli sismici e che usano i dati immessi del pericolo sismico.
Questi dati vengono combinati con le predisposizioni note di strutture e risorse, come edifici, ponti, centrali elettriche ecc. Il risultato è una lista dei possibili danni economici o degli incidenti che potrebbero verificarsi. Un noto programma per computer è Hazus, potente efficace informatico usato per analizzare i danni potenziali a seguito di catastrofi ecologiche di qualunque tipo.
Il rischio vulcanico è la probabilità che un vulcano entri in eruzione in rapporto alla quantità dei danni che questa può provocare. Per calcolare tale rischio bisogna tenere conto di numerosi fattori e in particolare della precedente attività. È necessario ricostruire nei particolari il comportamento di ogni vulcano durante le precedenti fasi eruttive, prevedere l’eventuale «periodo di ritorno» dell’attività vulcanica, studiare la morfologia del vulcano stesso per individuare le aree in cui probabilmente fluiranno le colate laviche, analizzare i venti prevalenti nell’area in cui esso sorge per determinare la direzione probabile di caduta dei materiali piroclastici più fini e, infine, delimitare l’area che è stata interessata dagli episodi eruttivi precedenti, anche quelli verificatisi in epoche molto antiche. I risultati di questi studi vengono condensati nella «carta del rischio vulcanico», attraverso cui l’area in prossimità del vulcano viene suddivisa in un certo numero di zone, ciascuna delle quali ha una certa probabilità di essere colpita da una particolare conseguenza dell’eruzione.