Con l’espressione «rivoluzione industriale» ci si riferisce alla trasformazione tecnica ed economica della produzione industriale…
Con l’espressione «rivoluzione industriale» ci si riferisce alla trasformazione tecnica ed economica della produzione industriale (v. industria) di una nazione.
Questa trasformazione si determinò, nel corso del XVIII secolo, allorché a un’economia di tipo agricolo–commerciale si venne affiancando un nuovo tipo di economia, basato essenzialmente sullo sfruttamento razionalizzato (e agevolato dall’invenzione dei primi strumenti tecnici) delle risorse naturali. All’inizio la rivoluzione industriale si manifestò nella produzione tessile; poi si estese lentamente ad altri campi e raggiunse il suo acme sul finire del XIX secolo allorché, nel volgere di pochi anni, si posero le basi delle moderne industrie chimiche e siderurgiche.
Da un punto di vista storico, si distinguono tre fasi nel processo di rivoluzione industriale. La prima (verificatasi in Inghilterra e delimitata dallo storico Thomas Ashton tra il 1760 e il 1830) si verificò in Inghilterra, riguardò prevalentemente il settore tessile-metallurgico e fu caratterizzata dall’invenzione della macchina a vapore e della spoletta volante (congegno che consentiva la tessitura automatica). Non va dimenticato, tuttavia, il ruolo fondamentale svolto da due rivoluzioni parallele avvenute nell’ambito della finanza e dell’agricoltura.
Nel primo caso, la lunga crisi finanziaria che colpì la sterlina nel periodo dal 1797 al 1815 (derivata dal deflusso di oro e argento necessario per pagare i costi della guerra contro la Francia) fu affrontata prima con l’adozione del corso forzoso (emissione di moneta in quantità superiore alle riserve di metallo prezioso possedute) e poi con una politica di indebitamento (v. debito) pubblico garantito dall’ingente prelievo fiscale e affiancato alla creazione di un mercato finanziario in cui potevano essere scambiati i titoli di stato.
Sul fronte della cosiddetta «prima rivoluzione agricola», invece, le novità consistettero sia nell’introduzione di nuove tecniche e pratiche agricole (che, incrementando la produttività, offrirono un nuovo mercato di consumi e di braccia all’industria) sia nel radicale superamento del sistema dei beni comuni attraverso la recinzione dei campi aperti (con il risultato di trasformare molti piccoli proprietari terrieri in «esercito di riserva» di forza lavoro).
Se la prima rivoluzione industriale ebbe il suo centro in Inghilterra, la seconda (collocata dagli storici nella seconda metà dell’Ottocento) interessò, seppure in tempi diversi, tutte le grandi potenze dell’epoca, sviluppandosi grazie all’introduzione dell’elettricità, dei prodotti chimici e del petrolio. Gli effetti delle innovazioni tecnologiche influenzarono tutti i settori economici (agricolo, manifatturiero, alimentare, metallurgico, siderurgico, meccanico, edile, dei trasporti e delle comunicazioni), segnarono la centralità della fabbrica nel processo produttivo e portarono alla ribalta due nuovi protagonisti della storia economica: la classe (v. classe sociale) dei capitalisti (v. capitalismo) e la classe operaia.
Con l’espressione «terza rivoluzione industriale», infine, ci si riferisce al complesso di mutamenti tecnologici e industriali verificatasi a partire dagli anni Cinquanta del XX secolo e tuttora in corso: sviluppo dell’elettronica, dell’informatica, della telematica, delle telecomunicazioni, dell’informazione di massa (v. mass media) e delle tecnologie legate all’esplorazione dello spazio.