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Schopenhauer, Arthur

Filosofo tedesco (Danzica 1788 – Francoforte sul Meno 1860).

Filosofo tedesco (Danzica 1788 – Francoforte sul Meno 1860). Dopo gli studi a Gottinga e Berlino, si laureò a Jena con una dissertazione su La quadruplice radice del principio di ragion sufficiente (1813) e ottenne la libera docenza all’Università di Berlino. Il suo insegnamento, tuttavia, che si opponeva all’hegelismo (v. Georg Wilhelm Friedrich Hegel) dominante, ebbe poca fortuna. La sua opera principale è Il mondo come volontà e rappresentazione (1819). Per lui, il mondo non è opera della ragione, ma di una volontà senza meta, di un impulso senza norma. Egli, di conseguenza, contrappone al razionalismo ottimistico di Hegel un volontarismo pessimistico. Questa volontà si nasconde sotto le passioni, i moti vitali, e crea nell’uomo, come suo più alto strumento, l’intelligenza che ci presenta il mondo in modo attraente. Della realtà, perciò, conosciamo solo l’aspetto fenomenico (v. Immanuel Kant) che ci attira: ci sfugge invece l’aspetto noumenico, il senso vero dell’universo, che è il dolore.

Il piacere è il miraggio con cui la volontà cieca ci incatena alla vita, ma esso è solo illusione. La nostra vita è infatti un susseguirsi di dolori. Se la volontà di vivere è fonte solo di dolore, la saggezza vera consisterà nell’estinzione della volontà stessa. Cosa che non si può ottenere con il suicidio, perché ciò significherebbe togliere alla volontà un corpo, che è solo una delle forme in cui si manifesta: bisogna colpirla invece nella sua radice. Questo avviene attraverso l’arte, la giustizia, la compassione e l’ascesi. Con l’arte si considerano le cose non più nella loro connessione causale, ma nelle idee universali, che sono la prima manifestazione della volontà. Con la giustizia si supera l’egoismo, uno degli inganni con cui la volontà ci lega alla vita. La compassione è il sentimento etico fondamentale perché, posto che il dato fondamentale della vita è il dolore, con essa si sente il dolore altrui come nostro. Ma la piena liberazione si ha con l’annientamento della volontà per mezzo dell’ascesi, con cui si sostituisce alla volontà del vivere la non-volontà e al nostro essere il nulla.

Tra le altre opere di Schopenhauer merita ricordare Parerga e paralipomena (1851), inizialmente concepito come scritto filosofico minore a integrazione del Mondo come volontà e rappresentazione ma in seguito affermatosi, grazie alla chiarezza espositiva e alla qualità letteraria, come l’opera di maggior successo del filosofo tedesco.