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Sindacato

Associazione di lavoratori o di datori di lavoro per la tutela di interessi professionali comuni.

Associazione di lavoratori o di datori di lavoro per la tutela di interessi professionali comuni. Il sindacalismo, termine strettamente connesso con quello di «sindacato», indica il fenomeno del libero associazionismo dei lavoratori per la difesa dei propri interessi ed è legato alla formazione ed evoluzione del movimento operaio.
Storicamente collegato al sistema economico (v. economia) moderno (caratterizzato dalla libera iniziativa e dalla libertà di commercio e soprattutto di contrattazione), il sindacalismo è basato sull’idea della necessità dell’organizzazione e dell’azione sindacale per il raggiungimento di miglioramenti economici e sociali e, non di rado, con l’obiettivo di un rinnovamento sociale e istituzionale. Si deve a questo proposito distinguere tra movimento sindacale propriamente detto e movimento ideologico (v. ideologia) a esso connesso.
Il primo, anche se talvolta legato e condizionato dal secondo, ha di mira esclusivamente la risoluzione a vantaggio dei lavoratori delle controversie relative alla stipulazione dei contratti di lavoro. Il secondo si pone quasi sempre fini più ampi quali la modificazione strutturale dello stato o anche la presa del potere.
In seno al sindacalismo possono sussistere vari orientamenti teorici, a volte anche contrastanti. Una prima distinzione può essere fatta in base all’accettazione o meno della lotta di classe .
Le teorie sindacaliste che rifiutano la lotta di classe sono: il tradeunionismo, mirante a ottenere progressivi miglioramenti economici e sociali per le classi lavoratrici attraverso una lotta sul terreno contrattuale e rispettando le possibilità concrete dell’economia industriale (v. industria); il sindacalismo riformista, collegato in genere ai partiti socialdemocratici (v. socialismo), che, a differenza del tradeunionismo, si propone anche un’espansione dell’intervento dello stato nell’economia e la riforma delle strutture in senso socialista; il sindacalismo cristiano (v. cristianesimo) e cattolico che, nato con la Rerum Novarum (1891), mira a evitare che l’operaio, trovandosi in una posizione contrattuale di inferiorità, sia costretto ad accettare condizioni di lavoro non umane; il sindacalismo fascista (v. fascismo), che combatteva la lotta di classe e sosteneva la collaborazione in base al principio corporativista (v. corporativismo) che «il processo produttivo esige la più stretta collaborazione fra i datori di lavoro e i lavoratori».
Tra le teorie sindacaliste legate alla lotta di classe si ricorda invece il sindacalismo marxista, per il quale la lotta sindacale si inserisce nel più vasto campo della lotta politica. Un posto a sé merita inoltre il cosiddetto «sindacalismo rivoluzionario» il quale, al contrario delle altre teorie per le quali l’azione sindacale è subordinata a principi teorici, fa dell’azione sindacale il centro del sistema.

Sorto in Francia, il sindacalismo rivoluzionario ebbe il suo teorico in Georges Sorel e il suo propugnatore pratico in Fernand Pelloutier. Basato sul mito dello sciopero generale, esso vuole sopprimere lo stato espellendo i capitalisti (v. capitalismo) dalla produzione e sostituendo a essi e allo stato il sindacato. La lotta di classe diventa così una missione storica del proletariato, che deve portare alla salvezza del genere umano; l’azione sindacale, inoltre, diventa il mezzo più efficace per educare allo spirito rivoluzionario e l’unica forza per il rinnovamento radicale della società.
Vi è poi il guild-socialism che, in una posizione intermedia tra riformismo e sindacalismo rivoluzionario, si basa sull’esigenza dello sviluppo della libera personalità dei lavoratori e lotta per l’autogestione dei lavoratori, alle cui organizzazioni democratiche (v. democrazia) spetterebbe il controllo della produzione.
Da un punto di vista storico il movimento sindacale si è venuto affermando in mezzo a notevoli difficoltà attraverso una lenta evoluzione che, partendo dalle corporazioni, è giunta progressivamente alla formazione di organizzazioni professionali con il carattere del moderno sindacato. Le associazioni, che all’inizio avevano il carattere di società di mutuo soccorso, furono subito osteggiate.
La legge Le Chapelier del 1791 proibiva in Francia le associazioni di mestiere e le Combinations Laws (1799-1800) stabilivano, in Inghilterra, gravi pene per chi partecipasse a organizzazioni di lavoratori. Ancora nel 1810 il codice penale francese vietava ogni intesa volta a modificare i rapporti di lavoro e, in Italia, il codice penale in vigore fino al 1890 proibiva «tutte le intese degli operai allo scopo di sospendere o far rinnovare il lavoro».
In quel periodo, la lotta sindacale si configurò come volta a ottenere innanzitutto il diritto dei lavoratori ad associarsi. Una volta raggiunto tale traguardo (nel 1848 in Francia e nel 1874 in Inghilterra) le associazioni si posero la finalità della lotta sindacale in vista di vantaggi contrattuali e organizzarono la resistenza, divenendo strumenti riconosciuti per l’elevamento economico e spirituale dei lavoratori.

Con la modifica del codice penale (1890) e fino all’avvento del fascismo, in Italia i sindacati godettero di ampie libertà, fatta eccezione per alcune leggi speciali (come quella emanata per i moti di Sicilia del 1892-1893, che portò allo scioglimento temporaneo di tutte le associazioni sindacali socialiste). Il regime fascista, invece, istituì una nuova legislazione sindacale a sfondo corporativo, che riconosceva la funzione sindacale solo alle associazioni che avessero ottenuto il riconoscimento legale.
Oggi il campo della difesa degli interessi professionali di categoria è posto sotto il principio, enunciato nell’articolo 39 della Costituzione della Repubblica Italiana, della libertà sindacale. L’organizzazione concreta dei sindacati esistenti in Italia si articola in senso verticale (attraverso associazioni sindacali della stessa categoria gerarchicamente organizzate in una certa sfera territoriale) e in senso orizzontale (attraverso la riunione di associazioni sindacali di diverse categorie facenti capo a raggruppamenti sempre più complessi fino a culminare al vertice con le confederazioni nazionali).