Scopri, impara e cresci

Speculazione

In filosofia, il termine «speculazione» ha diversi significati.

In filosofia, il termine «speculazione» ha diversi significati. Secondo il primo, indica l’atto del pensiero volto alla theoría, vale a dire alla contemplazione disinteressata della realtà; la speculazione, perciò, si distingue sia dalla práxis (atto pratico o morale) sia dalla poiésis (atto creativo o produttivo). Aristotele – che considerava come scienze speculative la matematica, la fisica e la metafisica – attribuiva alla speculazione la capacità di assicurare all’uomo la libertà, liberandolo dai legami materiali.
Tale concezione (mediata dalla distinzione neoplatonica – v. Platone – tra intuizione, che conosce l’oggetto, e contemplazione, che possiede l’oggetto e ne gioisce) portò in seguito i mistici medievali (v. medioevo) a porre la speculazione contemplativa al di sopra sia del pensiero discorsivo sia dell’estasi (stato mistico in cui la mente viene percepita come estraniata dal corpo).

Secondo l’accezione kantiana (v. Immanuel Kant), invece, la speculazione è la conoscenza che prescinde dall’esperienza (si riferisce, cioè, a un oggetto cui non si può accedere mediante l’esperienza). Se per Kant, però, la conoscenza speculativa è impossibile, per Hegel diventa addirittura la vera conoscenza del reale (quella, cioè, che realizza la sintesi delle opposizioni dialettiche). Con il capovolgimento della dialettica hegeliana operato da Marx, infine, la speculazione viene contrapposta alla filosofia della prassi. Secondo il materialismo storico, infatti, la soluzione delle opposizioni dialettiche non è solo un compito teoretico, bensì pratico.
Il termine «speculazione» è usato anche nella teoria economica (v. economia), per indicare le attività di compravendita di attività reali (merci, immobili) o finanziarie (obbligazioni, azioni, valute). Il guadagno dello speculatore consiste nella differenza tra il prezzo pagato nell’acquisto e quello ricavato all’atto della vendita; l’abilità dello speculatore, perciò, consiste nella capacità di formulare previsioni corrette circa i prezzi futuri.
Ciò avviene normalmente nelle operazioni di borsa, caratterizzate dalle speculazioni al rialzo e al ribasso: nelle prime, l’operatore scommette che il prezzo del titolo acquistato aumenterà al momento di pagarne l’importo; nelle seconde la scommessa è che il prezzo dei titoli venduti diminuirà quando si tratterà di riacquistarli. Le operazioni rialziste e ribassiste possono essere compiute anche «allo scoperto», vale a dire vendendo strumenti finanziari che ancora non si posseggono e scommettendo che, al momento dell’acquisto, il loro prezzo si abbasserà.
La compravendita alla scoperto è particolarmente vantaggiosa quando si opera su strumenti finanziari fortemente volatili (in grado, cioè, di variare il loro prezzo in poco tempo). Esempio tipico di tali strumenti sono i derivati, che determinano il loro prezzo sul valore di mercato di altri beni (azioni, indici di borsa, valute, tassi ecc.). Oltre a quello puramente speculativo (nel qual caso si parla di «effetto leva», in quanto si gioca sui vantaggi fiscali dell’indebitamento – v. debito – rispetto al capitale di rischio), un utilizzo molto diffuso degli strumenti derivati è quello di copertura di un rischio (hedging): in tal caso l’operazione consiste nell’utilizzare un derivato (che, in tal caso, viene detto «hedge fund») per scommettere su un esito di mercato opposto a quello perseguito dal titolo che si vuole coprire.
Al pari dell’arbitraggio (dove la scommessa riguarda il valore delle diverse valute con cui si effettuano le compravendite), la speculazione consiste nell’effettuare accorte previsioni sull’andamento del mercato e, perciò, contribuisce a stabilizzare i prezzi nel tempo. Quando, tuttavia, la speculazione è effettuata in maniera irresponsabile o disonesta, l’effetto sui prezzi è di totale destabilizzazione.

Un tipico caso di speculazione irresponsabile si ha quando schiere sempre più ampie di risparmiatori (il cosiddetto «parco buoi») vengono attirate dall’ascesa delle quotazioni di un titolo e si accodano nell’acquistarlo, contribuendo a farlo apprezzare in maniera non più corrispondente al suo effettivo valore.
Il risultato di tali speculazioni irresponsabili è che, quando il meccanismo di gonfiamento dei prezzi (la cosiddetta «bolla speculativa») inizia a operare in direzione opposta, i prezzi registrano un rapido crollo (il cosiddetto «scoppio della bolla speculativa»). Classici esempi di speculazione disonesta, invece, consistono nell’utilizzare a proprio vantaggio informazioni riservate (insider trading) o nel diffondere ad arte informazioni false allo scopo di alterare i prezzi (aggiotaggio).