Apparecchio per la trasmissione a distanza di notizie, per mezzo di segnali elettrici corrispondenti ad un alfabeto convenzionale
Apparecchio per la trasmissione a distanza di notizie, per mezzo di segnali elettrici corrispondenti ad un alfabeto convenzionale (alfabeto Morse, fatto di linee e di punti diversamente combinati: un impulso breve e uno lungo, cioè un punto e una linea, per la lettera A; una linea e tre punti per la lettera B e così via).
Consta di un trasmettitore, di una linea di trasmissione, e di un ricevitore, che trasforma i segnali elettrici in segni (punti e linee) su una striscia di carta, dai quali si può decifrare il testo trasmesso.
Ideato nel 1837 da Samuel Morse, l’apparecchio, simile a quello moderno, consisteva in un manipolatore, ossia un congegno formato da una sbarretta di metallo sormontata nella parte terminale da un pomello di legno sul quale il telegrafista poggia il dito. Premendo sul pomello, la sbarretta si abbassa e chiude così il circuito di una linea elettrica (v. corrente elettrica) alimentata a corrente continua da una pila o un accumulatore; togliendo la pressione del dito, la sbarretta si risolleva automaticamente e il circuito s’interrompe. Gli impulsi, trasmessi in questo modo anche per migliaia di chilometri, vengono captati dall’apparecchio ricevente, posto dall’altra estremità del filo e composto da un’elettrocalamita che, a ogni chiusura del circuito, mette in azione una levetta provvista di una punta o di una rotellina intinta in inchiostro grasso e poggiata su di un rotolo di carta. La punta lascia sul rotolo, fatto girare lentamente, una traccia tanto più lunga quanto più lungo è il tempo di chiusura del circuito.
In seguito il telegrafo fu oggetto di perfezionamenti a opera del tedesco Werner von Siemens nel 1845, dello statunitense di origine britannica David Edward Hughes nel 1859, del francese Emile Baudot nel 1874, inventore di un sistema di telegrafia multipla e di un nuovo codice a cinque unità. Per molti decenni il telegrafo fu l’unico mezzo di comunicazione rapida ed efficiente a distanza, finché non venne affiancato dal telefono di Antonio Meucci e di Alexander Bell. Alla fine del secolo il sistema venne applicato a un’apparecchiatura radio e divenne così il telegrafo senza fili di Guglielmo Marconi (1896), prezioso ausilio delle navi in mare per le comunicazioni con la terra o con altre navi.