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Un affresco in Vaticano di Melozzo da Forlì

Proponiamo la lettura dell’affresco con la Fondazione della Biblioteca Apostolica Vaticana da parte di Sisto IV di Melozzo da Forlì

Proponiamo la lettura dell’affresco con la Fondazione della Biblioteca Apostolica Vaticana da parte di Sisto IV di Melozzo da Forlì (Città del Vaticano, Pinacoteca Vaticana) per illustrare un periodo tanto importante e luminoso della nostra storia: il rinascimento. Tra le tante opere presenti in Vaticano, di autori di altissimo livello (Botticelli, Raffaello, Michelangelo), abbiamo scelto questo affresco poiché comunica in modo efficace e potente il suo messaggio.

 

Lettura della storia esplicita
Cominciamo ad analizzare il quadro per quello che ci appare a prima vista.

Lo spazio dipinto è un rettangolo. Nella zona inferiore è rappresentata una serie di personaggi. Uno di questi, seduto sulla destra, sembra avere rilievo e influenza sugli altri. Di fronte a lui è un altro personaggio inginocchiato, ma con atteggiamento fiero, nient’affatto sottomesso al primo. Altre persone assistono. Le vesti di tutte le figure sono ricche e sontuose; imponente e dignitoso l’atteggiamento, da cui si deduce il loro ruolo di alti dignitari; l’interesse di ognuno sembra volto a pensieri profondi e lontani. Se la tonsura e l’abito permettono di identificare i due personaggi in piedi sulla destra come due religiosi (in particolare due cardinali), la mozzetta e il cappuccio identificano la persona seduta come il papa. L’ambiente in cui la scena si svolge è imponente e l’architettura raffigurata è di alto livello.

In realtà, sappiamo che l’affresco commemora e rappresenta la nomina da parte di papa Sisto IV di Bartolomeo Sacchi (detto il Platina) a responsabile (prefetto) della biblioteca in Vaticano nel 1477. Il papa è assiso sulla sedia gestatoria, il Platina (famosissimo umanista dell’epoca, autore delle celebri Vite dei papi) è inginocchiato davanti a lui; in piedi, da destra, sono i suoi nipoti: Raffaele Riario, protonotario apostolico (con in mano la pergamena arrotolata della nomina) e, al centro, il cardinale Giuliano Della Rovere (futuro papa Giulio II dal 1503 al 1513), quindi il cardinale Girolamo Riario, futuro governatore di Forlì e, all’estrema sinistra, Giovanni Della Rovere, prefetto di Roma nel 1475. Il pittore dipinge, come uno storico, un evento contemporaneo e realizza ritratti di personaggi reali.

Questo fatto risulta piuttosto eccezionale in un’epoca in cui, generalmente, le immagini erano simboliche, anche se tratte da modelli reali, e idealizzate perché dovevano rappresentare personaggi divini (Gesù Cristo, la Madonna, i santi, gli angeli ecc.). Un precedente pregevole e notevole di questa rappresentazione laica è costituito dagli affreschi di Andrea Mantegna nella camera degli Sposi (Camera Picta) del castello di San Giorgio a Mantova, dove è rappresentata la famiglia Gonzaga i cui componenti sono ritratti nelle sembianze reali.

 

Analisi particolare dell’opera

La tecnica. L’opera è un affresco staccato e riportato su tela al tempo di Leone XII (1823-1829). La sua collocazione doveva essere appunto una parete della Biblioteca Vaticana. Considerando il tipo di prospettiva scelta dall’autore, la posizione dell’affresco doveva essere alta, forse più di quella attuale.

Lo spazio di rappresentazione. Lo spazio trattato è un rettangolo, molto vicino alle proporzioni del quadrato, che si può dividere, nel senso dell’altezza, in due rettangoli di cui le figure occupano quello inferiore. Nella zona superiore è illustrato un interno: la biblioteca. La scena è limitata lateralmente da due lesene dipinte e in basso da un gradone con la scritta.

Le masse. Tre masse campeggiano nel riquadro inferiore. A destra la grande massa che comprende la figura del papa, rafforzata da quella del cardinale Raffaele Riario, a sinistra quella del Platina inginocchiato e degli altri due prelati; al centro giganteggia, in secondo piano, la figura imponente del cardinale Della Rovere (vedi l’immagine masse e spazio).

Lo sfondo. Lo sfondo in cui sono collocate le figure, come abbiamo detto, è costituito da un ambiente architettonico ideato in prospettiva centrale con il punto di fuga (che corrisponde alla posizione dell’occhio dell’osservatore) posto al centro del quadro, nella parte bassa della colonna centrale (vedi le immagini figure e sfondo e architettura). In quest’architettura vi è un forte riferimento simbolico al mondo classico. Il modulo di questo interno suggerisce un’idea di ampi spazi e fornisce un grande respiro a tutta la composizione. «Per la prima volta un’architettura dipinta fa da scenario alle figure, le ambienta in uno spazio amplificato e magnificato che a sua volta le amplifica e magnifica» (Giulio Carlo Argan, Storia dell’arte italiana).

A questo proposito si può fare un’osservazione: la prospettiva dal basso e la dimensione relativamente piccola dello spazio occupato (in larghezza, in profondità e altezza), in rapporto alle misure dei personaggi, conferiscono a questi un enorme rilievo che contribuisce a renderli monumentali.

I piani della composizione. I piani che si possono rilevare in profondità sono diversi. Il primo è quello che contiene le figure del papa e del Platina; nel secondo sono rappresentate le figure dei tre cardinali. Il personaggio visto di scorcio (Giovanni Della Rovere) raccorda il secondo piano delle figure alla prospettiva architettonica che, a sua volta prevede, in fondo alla fuga dei pilastri, tre piani più lo sfondo del cielo che si intravede dietro le alte finestre (vedi l’immagine piani prospettici).

Gli assi della composizione. L’asse principale da cui si diparte la composizione è spostato sulla destra ed esattamente sulla figura del papa, che sappiamo essere il personaggio principale del racconto. La posizione di questo asse è piuttosto insolita e tale rimane per tutto il rinascimento. In genere, infatti, il personaggio chiave, che è spesso «persona divina», costituisce asse compositivo ed è posto al centro dello spazio del quadro. Troviamo, tuttavia, una situazione analoga in un’opera di un altro pittore del Quattrocento, Gentile da Fabriano (Adorazione dei magi del 1423), che crea in questo modo un grande dispiegamento di personaggi con prevalente intento decorativo. Melozzo tende, invece, a descriverci un immaginario colloquio tra il papa e gli altri. Possiamo segnare ora gli assi di tutti gli altri personaggi; riusciamo cosi quasi a stabilire un ritmo musicale: alto, basso che trova nell’asse del Platina il suo tono più grave e in quello del cardinale Della Rovere il più acuto e isolato, anche per le pause da cui è circondato.

Il colore. I colori sono ben definiti e intensi, poco sfumati, tanto che le figure, con i loro drappeggi, si distinguono come macchie precise sul fondo chiaro dei marmi delle architetture. Ci sono dei rossi cupi, una articolazione di blu e azzurri fino al celeste e la macchia bianca della veste papale su cui si concentra l’attenzione dello spettatore. Al centro si determina, poi, un gioco di colori complementari che evidenzia la figura di Giuliano Della Rovere: il manto del prelato, rosso cupo, si staglia sul verde intenso del fondo (rosso e verde, essendo complementari, si esaltano a vicenda).

Se proviamo a colorare le immagini con colori diversi, ci accorgiamo di come tutto l’effetto dell’affresco cambia perché il colore e le sue combinazioni sono importanti elementi di definizione dei significati.

I poli di attenzione. Polo di attenzione di tutta la composizione, oltre alla figura di Sisto IV, è sicuramente quell’insieme di mani che porgono e stringono documenti, mani che biancheggiano vicino al trono: sono quelle del cardinale Giuliano Della Rovere, di Raffaele Riario e di Sisto IV che trovano riscontro nella mano del Platina, al centro in basso (vedi l’immagine mani).

 

Messaggio implicito dell’opera
L’analisi che abbiamo condotto delle linee, masse, colori, la loro posizione reciproca e rispetto allo spazio, ci riporta all’atmosfera e all’ambiente culturale in cui si poteva svolgere una simile scena. Qual è il messaggio implicito che ci suggerisce questo quadro, il suo vero messaggio profondo?

Siamo nel particolare clima che si era sviluppato nelle corti italiane fin dal principio del XV secolo e poi più intensamente in quella papale, specie nel secolo successivo. A Roma si era andato affermando il concetto di continuità «tra il mondo della cultura classica e l’autorità storica e culturale della Chiesa» (Giulio Carlo Argan, Storia dell’arte italiana). La cultura classica, che si rifà al mondo greco-romano, aveva acquistato enorme importanza. Gli uomini potenti, principi, cardinali e persino il papa, si circondavano di cultori di questi studi (letterati, poeti, artisti) e li ospitavano nelle loro corti finanziando e ispirando le loro opere, a volte contendendoseli tra loro.

Il dibattito allora si svolgeva essenzialmente intorno ai modelli culturali classici sui quali si era sviluppata una approfondita ricerca. Si studiavano i testi antichi e così pure i resti delle opere architettoniche e scultoree, affreschi e mosaici (si andavano facendo importanti scavi per il recupero delle antiche vestigia). Si cercava di interpretare questo materiale studiandone una riproposizione secondo il pensiero e la sensibilità del momento. Ecco, quindi, che nell’affresco troviamo chiari riferimenti all’architettura classica, mentre del tutto «moderni» sono i modi realistici in cui sono raffigurati i personaggi.

La cultura quindi, in questo periodo, si sviluppava nelle corti intorno, in omaggio e a gloria del principe o di qualche casata importante. Ma l’artista o l’intellettuale del tempo, come dimostra l’atteggiamento fiero del Platina, nell’ambito di queste corti non era considerato al servizio del principe, anzi era oggetto da parte di questi di grande apprezzamento e stima. Egli aveva, inoltre, notevoli opportunità di fare ricerche, avere scambi con altri intellettuali e di partecipare al dibattito culturale contemporaneo ad alti livelli. La figura del papa è inquadrata in un ambiente che vuole collocarsi in continuità con la cultura classica. Il tema stesso dell’opera, la Biblioteca Vaticana, che era sicuramente ricca di testi classici, tende a significare come l’autorità della Chiesa cattolica abbia ereditato i valori, le idee e anche i poteri terreni della civiltà greco-romana. L’iscrizione in basso, da parte sua, è incaricata di esaltare i lavori edilizi promossi da Sisto IV; in modo del tutto simile, va sottolineato, il biografo degli imperatori Svetonio aveva celebrato le opere urbane e artistiche fatte realizzare dall’imperatore Augusto. Proprio a tal proposito, ricordiamo come per vari secoli i papi fondarono la loro autorità politica in continuità con il potere che era stato dell’imperatore romano sulla base di un documento, la cosiddetta donazione di Costantino, successivamente rivelatosi falso.

 

Vita e opere di Melozzo
Pittore italiano, Melozzo degli Ambrosi detto da Forlì (1438-1494) fu seguace di Piero della Francesca (tra i massimi artisti italiani del Quattrocento), di cui sembra essere stato allievo diretto. Fu a Roma negli anni intorno al 1475-80 sotto il pontificato di Sisto IV. Vide forse, in questi anni, gli affreschi di Mantegna a Mantova e ne fu fortemente colpito.

Un’altra sua opera di grande importanza è l’Ascensione di Cristo circondata da angeli dipinta per l’abside dei Santi Apostoli a Roma (nel 1480). L’abside fu demolita nel XVIII secolo e l’affresco fu staccato e smembrato: gli Angeli musici sono alla Pinacoteca Vaticana, mentre la scena dell’Ascensione è al Quirinale.

Pittore che si dedicò essenzialmente all’affresco su ampie superfici murarie, Melozzo affrescò anche la cupola della cappella del Tesoro della basilica della Santa Casa a Loreto (1484) e la cappella Feo in San Biagio a Forlì, distrutta durante la seconda guerra mondiale.

 

Glossario

Lesena. Rilievo sulla parete, a volte di pochi centimetri, che di solito rivela la presenza del pilastro interno alla muratura.

Messaggio implicito. Messaggio nascosto, che è possibile scoprire analizzando i segni del linguaggio visuale, quali ad esempio linee, forme, colori, tipo di composizione.

Mozzetta. Corta mantellina, chiusa sul petto con una fila di bottoni, munita di cappuccio, che fa parte regolarmente, dalla seconda metà del Quattrocento, della veste del papa e di alti prelati come cardinali o vescovi.

Pinacoteca. Galleria di quadri.

Storia esplicita. Storia o situazione espressa in una raffigurazione che è comprensibile al primo esame superficiale.

Umanista. Dedicato a studi umanistici, studi cioè delle opere greche e latine (testi letterari o filosofici o oggetti antichi come, ad esempio, i materiali di scavo).