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Vento e brezza

Di che cosa parla il meteorologo quando nomina il ciclone e l’anticilone? Si riferisce alla circolazione dell’aria in relazione alla perssione.

Di che cosa parla il meteorologo quando nomina il ciclone e l’anticilone? Si riferisce alla circolazione dell’aria in relazione alla perssione.

Nell’emisfero nord il vento gira in senso antiorario attorno alla bassa pressione (è questa la circolazione ciclonica), mentre gira in senso orario attorno all’alta pressione (circolazione anticiclonica). Nell’emisfero sud avviene il contrario: la circolazione ciclonica è in senso orario attorno alla bassa pressione, mentre la circolazione anticiclonica avviene in senso antiorario attorno all’alta pressione.
Il sistema di ciclone e anticiclone presenta una scala caratteristica da alcune centinaia di chilometri a qualche migliaio di chilometri.
Per fenomeni su questa scala, la forza di Coriolis svolge un ruolo fondamentale. Se prendiamo in esame i moti dell’atmosfera su scala molto più piccola, la forza di Coriolis diviene invece trascurabile.
Per esempio, il fenomeno delle brezze si spiega in modo soddisfacente prendendo in esame solo le forze di pressione e la gravità. Quando stiamo al mare, ci accorgiamo che la brezza soffia dal mare verso la terra (brezza di mare); se rimaniamo in spiaggia fino a quando fa buio, possiamo renderci conto che la direzione del vento si inverte nelle ore notturne (brezza di terra). Nell’immagine brezza troviamo la spiegazione di questo fenomeno: poiché il mare ha una capacità di immagazzinare calore maggiore della terra, impiega molto più tempo a riscaldarsi di giorno e a raffreddarsi di notte. Il mare quindi è più fresco della terra di giorno e più caldo di notte; si innescano così tra mare e terra moti convettivi simili a quelli che si sviluppano nella pentola d’acqua di cui si parlava all’inizio.

La dimensione caratteristica dei fenomeni di brezza è tra 1 e 100 km. Anche per altri fenomeni con dimensioni caratteristiche dello stesso ordine, come i temporali, i tornado o uragani nelle zone tropicali, la forza di Coriolis non riveste un ruolo importante.

Se andiamo a osservare fenomeni su scale spaziali ancora più piccole, da pochi centimetri a pochi chilometri, come i vortici e i processi turbolenti, bisogna prendere in esame anche l’effetto della forza di attrito, che in questi casi ha un’influenza considerevole.