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Verbo

Parte del discorso che indica un’azione, uno stato o un divenire.

Parte del discorso che indica un’azione, uno stato o un divenire.

Esso è comunemente considerato l’elemento essenziale in una frase, anche se non tutte le lingue lo esprimono distintamente (ad esempio, in cinese il verbo non è una categoria di parole, ma viene dedotto dalla posizione che occupa all’interno della frase).

Il verbo si presenta in forme particolari, le le coniugazioni, che esprimono i diversi aspetti che può assumere un verbo. La persona, ad esempio, indica chi è il soggetto che compie o subisce l’azione, e si declina in prima, seconda e terza persona (rispettivamente «io mangio», «tu mangi», «egli mangia»), mentre il numero indica se il soggetto sia uno o più di uno, e si articola in «singolare» («egli mangia») e «plurale» («loro mangiano»). Il verbo si accorda sempre, nella persona e nel numero, con il suo soggetto.

In italiano i modi verbali sono categorie nelle quali si classificano le diverse funzioni dei verbi.

 

Il modo indicativo esprime certezza e si usa per descrivere un’azione sicura e reale («io parlo inglese»).

Il modo condizionale indica che l’azione accade solo in presenza di determinate condizioni («in tal caso, verrei»).

Il modo congiuntivo esprimere ipotesi o dubbi («mi chiedo se tu possa venire») ed è retto da congiunzioni come «che», «se», «perché», «affinché».

Il modo infinito è la forma impersonale che si trova nei dizionari ed esprime il verbo in qualità di sostantivo («viaggiare»).

Il gerundio esprime progressività, ovvero specifica che l’azione continua a svolgersi in questo momento («Luca sta studiando»).

Il participio descrive il soggetto e lo qualifica («il pubblico pagante»).

All’interno dei modi esistono i tempi verbali, i quali aiutano a specificare se l’azione si svolga nel passato («Carlo parlò alla classe»), nel presente («preferisco questo») o nel futuro («andremo in Grecia»).

Il verbo, inoltre, può essere:

– attivo, quando il soggetto compie l’azione («Marco ha aperto la porta»);

– passivo, quando il soggetto subisce l’azione («Maria è stata premiata»);

– medio, nel caso in cui l’azione si compia nel soggetto stesso («il ghiaccio si scioglie»).

Un’altro classificazione divide i verbi in transitivi, intransitivi e riflessivi.

Nei verbi transitivi, l’azione del soggetto si trasferisce su un complemento oggetto che risponde alla domanda «chi?, che cosa?» («ho trovato il libro»).

Nei verbi intransitivi, invece, tale trasferimento non è possibile («Emilio dorme»).

 

Per quanto riguarda i verbi riflessivi, l’azione del soggetto ricade sul soggetto stesso, («Luca si è vestito»).

Sono ausiliari i verbi che non hanno significato reale all’interno della frase ma servono da appoggio per esprimere i modi e i tempi dei verbi. In italiano i verbi ausiliari sono «essere» e ««avere». («hai vinto», «Mario è andato via»).

Anche i verbi servili reggono altri verbi, ma per specificarne meglio il significato. In italiano i verbi servili sono «volere», «potere» e «dovere». («Maria vuole andare alla festa», «devi leggere questo libro»). Ai verbi servili appartengono anche i verbi modali («continuare», «finire», «cominciare» ecc.), che esprimono la fase in cui ci si trova rispetto all’azione («Ho finito di vedere il film»). I verbi impersonali, invece, non hanno un soggetto a loro attribuibile, come mostrano le frasi «si affitta», «nevica», «albeggia».

In altre lingue, i verbi sono in grado di esprimere ulteriori significati, per esempio nella lingua araba e in quella russa, dove attraverso particolari coniugazioni è possibile indicare se il soggetto è maschile o femminile.