Sai che le lettere della lingua italiana si dividono in vocali e consonanti?
Sai che le lettere della lingua italiana si dividono in vocali e consonanti?
Identikit della vocale
Cs
Quella che vedi è la parola «casa» privata delle {tip VOCALE. Modo di articolazione caratterizzato da sonorità (v. sonoro) e da diaframmi molto aperti, tipico di una classe di fonemi detti appunto vocali. La qualità del suono vocalico è determinata da vari fattori, ma soprattutto dalla posizione della lingua e delle labbra nell’articolazione e dall’apertura relativa della bocca. In relazione a questi tre parametri si parla di v. palatali (/i/ /e/) e di v. velari (/o/ /u/) a seconda che il diaframma sia realizzato dalla lingua nella parte anteriore o posteriore della bocca; si parlerà di v. labiali (/o/ /u/) nel caso che nell’articolazione intervenga una spinta in avanti o comunque sia, un arrotondamento delle labbra; infine saranno aperte le v. che presentano un angolo intermascellare maggiore di altre dette chiuse (/a/ è la v. di massima apertura, /i/ ed /u/ sono le v. più chiuse).}vocali{/tip}. Ti accorgi subito che è impossibile pronunciarla così. Le vocali sono, dunque, un elemento indispensabile per pronunciare le parole.
RICORDA
Le vocali sono suoni che pronunciamo quando l’aria, emessa dai polmoni, fa vibrare le corde vocali ed esce dalla bocca senza incontrare alcun ostacolo. Sono suoni che possiamo pronunciare da soli, senza il supporto di altri suoni. |
I grafemi vocalici sono cinque (a, e, i, o, u) ma producono sette suoni, perché le vocali possono avere un suono aperto e uno chiuso.
segni o grafemi vocalici |
suoni o fonemi vocalici |
esempi |
a |
aperto |
casa |
e |
aperto (è) chiuso (é) |
mièle perché |
i |
chiuso |
imbuto |
o |
aperto (ò) chiuso (ó) |
cuòre nóce |
u |
chiuso |
buio |
Attenzione:
L’apertura o la chiusura delle vocali E, O si può far notare graficamente ricorrendo all’{tip ACCENTO. Da un punto di vista acustico l’a. consiste in un incremento di intensità o in una variazione di tono (a. dinamico o a. musicale) che riguarda sillabe, parole, sintagmi, frasi. Esso non è una qualità del fonema, ed è pertanto un tratto prosodico (v. prosodia). Riguardo alla sillaba risulta evidente la funzione contrastiva dell’a. che permette di opporre sillabe accentate e non accentate, consentendo in tal modo la distinzione di parole fonologicamente uguali, ma con diverso schema accentuativo (mangio e mangiò, fini e finì ecc.). Riguardo alla parola risulta evidente la funzione culminativa dell’a., che permette di individuare quanti elementi di prima articolazione siano presenti nella frase (es. “non màngio quésta ròba”). La funzione dell’accento nei sintagmi è fondamentalmente coesiva (dietro-l’àngolo, non-ti-scordar-di-mé). Infine nell’ambito della frase l’a. contribuisce con l’intonazione ad individuare le unità cui si vuol dare un’enfasi particolare (es. io l’ho visto). Riguardo alla tipologia di comparsa dell’a. nella parola, si può distinguere fra a. fisso, quando interessa sempre la stessa sillaba, come l’ultima in francese, e a. libero, come nel caso dell’italiano in cui l’a. può cadere su qualsiasi sillaba fino alla quintultima. In parole polisillabe si distinguono inoltre un a. principale ed uno o più secondari (es. âscensòre).}accento{/tip}:
>>( \ ) accento grave ” suono aperto
>>( / ) accento acuto ” suono chiuso
Il dizionario fornisce sempre l’indicazione dell’apertura o della chiusura delle vocali.
Osserva le parole:
üaffètto e affétto
Si tratta di parole scritte allo stesso modo che tuttavia hanno un significato diverso e che vengono chiamate omografe (che significa, appunto, «scritte allo stesso modo»). Nel primo caso, infatti, quando la vocale (è) è aperta, la parola indica il verbo affettare, mentre nel secondo caso, quando la vocale (é) è chiusa, la parola è un sostantivo sinonimo di sentimento.
Affètto tutto il prosciutto rimasto.
Ti abbraccio con tutto l’affétto possibile.
La diversità di accento è fondamentale per comprendere la differenza di pronuncia nelle parole omografe. In generale, si usa scrivere queste parole senza accento perché è semplice individuarne il significato in base al contesto della frase.
Dittonghi, Trittonghi, Iato
Consideriamo le parole:
piède, nèi, pòi, pàusa, nèutro
In queste parole, come puoi vedere, avviene un incontro tra due vocali che si chiama dittongo.
RICORDA
Il dittongo si forma dall’incontro delle vocali i o u con una qualsiasi altra vocale oppure dall’incontro di i e u tra loro. |
Ecco le combinazioni che danno vita ai dittonghi:
I + à; è; ò; ù |
chiàve |
iéri |
giòco |
fiùme |
U + à; è; ì; ò |
guànto |
buè |
suìno |
arduò |
ài; èi; òi; ùi |
assài |
dèi |
canòista |
cùi |
àu; èu |
pàusa |
èuro |
|
|
Attenzione:
miele “melenso buòno ” bonario
I dittonghi iè e uò sono detti mobili perché nelle parole derivate e nella coniugazione dei verbi, spesso si trasformano nelle vocali semplici E, O:
Inoltre, nei gruppi:
cia (cie, cio, ciu), qua (que, quo, qui), scia (scie, scii, scio, sciu), gia (gie, gio, giu), gua (gue, gui, guo), glia ( glie, glio, gliu)
la I e la U non formano un dittongo con le altre vocali, poiché in questi gruppi esse sono puri segni grafici che servono a dare alle consonanti dei suoni particolari.
Osserva adesso le parole:
aiuola; buio
In questo caso, il gruppo vocalico è formato da tre vocali. Non possiamo parlare quindi di dittongo ma di trittongo.
I trittonghi nascono appunto dall’incontro tra tre vocali e i più comuni sono:
iài, ièi, iuò, uài, uòi ” invecchiai, miei, aiuola, guai, buoi
Attenzione:
Le vocali di un trittongo formano una sola sillaba che nella divisione in sillabe non viene mai separata.
Ad esempio:
Poeta, paese, boato
Adesso prova a pronunciarle:
Po – e – ta Pa – e – se Bo – a – to
In queste parole i gruppi vocalici si pronunciano con due emissioni di voce, vengono quindi pronunciati separatamente. Quando questo accade, le vocali formano uno iato (parola che deriva dal latino e significa «distacco»)
Lo iato si verifica:
>>Quando le vocali a e o si incontrano tra loro Poeta, paese, boato
>>Quando una i o una u accentate si incontrano con a e o Baule, faina, fruscio
>>Nelle parole derivate da altre contenenti uno iato Spiare (spia), zietta (zia)
>>In alcune parole composte dai prefissi ri, re, bi, tri. Rialzato, triangolo, biennio
Attenzione:
Le vocali che formano uno iato fanno parte di due sillabe diverse e di conseguenza possono essere separate nella divisione in sillabe.
Identikit della consonante
aa
Quella che vedi è, con un po’ di fantasia, la parola «casa» privata delle consonanti. A differenza di quanto accade con le vocali, le consonanti non sono in grado di vivere da sole e devono appoggiarsi necessariamente alle vocali per creare suoni di senso compiuto.
RICORDA
Le consonanti sono suoni che si producono quando l’aria emessa dai polmoni fuoriesce dopo aver incontrato un ostacolo in un punto del canale fonatorio. La parola consonante proviene dal latino consonans (sottinteso littera, «lettera»), che significa letteralmente «suona con» o «suona insieme». |
I segni o grafemi consonantici sono quindici più la lettera H che non ha un valore fonetico proprio e infatti si definisce muta.
Proviamo a fare un esperimento.
Prova con un compagno di banco a pronunciare le consonanti B, P, M. Ti accorgerai, guardandolo, che per pronunciarle ha bisogno di accostare le labbra tra loro. Per le consonanti L e R devi invece appoggiare la lingua alle gengive, mentre per pronunciare la D o la T deve far battere la lingua contro gli incisivi superiori.
Rispetto quindi al movimento della bocca e della lingua, le sedici consonanti possono essere divise in gruppi.
Articolazione |
Consonanti |
Movimento della bocca e della lingua |
Labiali |
B ,M, P |
Labbra |
Labiodentali |
F, V |
Labbro inferiore e denti superiori |
Dentali |
D, T |
Lingua e denti superiori |
Linguali o alveolari |
L, N, R, S, Z |
Lingua e gengive |
Palatali |
C, G (dolci come in ciao e gelato) |
Lingua e palato |
Gutturali |
C, G (dure come in casa e gas) Q |
Lingua e gola |
Consideriamo adesso alcune caratteristiche delle consonanti:
C/G
Suono duro, Gutturale
>>Davanti alle vocali a, u, o Caro, gatto, cuculo
>>Davanti a un’altra consonante Croce, grano
>>Alla fine di una parola Choc, cognac, airbag,
H
Puro segno grafico, non si pronuncia, viene anche detta muta
>>Per dare a c e g il suono duro davanti alle vocali e, i Chiaro, ghiro
>>Per il verbo avere Ho, hai, ha
>>Nelle esclamazioni o interiezioni Oh! Eh! Boh!
Q
>>Si accompagna sempre alla u + vocale Qui, quando
Attenzione:
Qualche, scuoce
Il suono della qu + vocale è identico al suono di cu + vocale quindi è sempre opportuno consultare il dizionario.
S
Suono sordo o aspro
>>All’inizio di una parola, quando è seguita da una vocale Sale, serpe
>>Prima delle consonanti c,f,p,q,t Scorso, sfarzo. Spesa, squadra, stella
>>Quando in una parola è preceduta da un’altra consonante o è doppia Posso, orsa
Suono dolce o sonoro
>>Tra due vocali Esagono, asola
>>Quando precede le consonanti b,d,g,l,m,n,r,v Bisbigliare, sdentato, sgombro, asma
>>Nelle parole in esi,asi, isi, osi Pesi, casi, visi, psicosi
Attenzione:
>>S + vocale si dice pura Sale, solo
>>S+ consonante si dice impura Scopa, stalla
Z
Suono aspro e sordo
>> Davanti ai gruppi di vocali ie, ia, io Pigrizia, calvizie
>> Dopo la consonante L Balzare, scalzare
>>Tra due vocali Spazio, Vizio
>> Nelle parole in anza e enza Finanza, Pazienza
>> Quando è doppia Altezza, Pazzia, tazza
Suono dolce e sonoro
>> All’inizio di una parola Zaino, zucchero
>> Tra due vocali Azione, azienda
>> Nei suffissi –izzarre, -izzatore, -izzazione Bizzarre, utilizzatore
Digrammi e trigrammi: i suoni formati da gruppi di due o tre lettere
Osserva le parole
Scogli, chiaro, bagno, ginestra
In queste parole compaiono gruppi di lettere sc, ch, gn, gi che rappresentano foneticamente un solo suono. Questi gruppi di lettere prendono il nome di digramma (parola che deriva dal greco e che significa «doppia lettera»). Nella lingua italiana abbiano sette tipi di digrammi:
GL
Scogli, agli, sugli
>>Quando è seguito dalla vocale i, quasi sempre alla fine della parola.
ma Attenzione:
glicine, glissare
In alcune parole il gruppo gl anche se seguito da i, non forma un digramma e quindi il suono è gutturale.
GN
>>Quando è seguito da qualsiasi vocale Gnomo, lagnare, lasagna
CH
>>Quando è seguito dalle vocali e, i Poche, bachi
GH
>>Quando è seguito dalle vocali e, i Ghepardo, gherigli, ghiro
SC
>>Quando è seguito dalle vocali e, i Scemare, scivolare
Attenzione:
scienza, coscienza, fantascienza
Il digramma sc mantiene la i nelle parole scienza, coscienza e nei loro derivati.
CI
>>Quando è seguito dalle vocali a, o, u Bacio, ciurma, lancia
GI
>>Quando è seguito dalle vocali a, o, u Pigiama, ingiuria, giocoso
Attenzione:
Nei gruppi gi e ci seguiti da vocale, la i serve solo per rendere i suoni dolci, è un segno grafico.
Consideriamo le parole
üFamiglia, sciame
In queste parole, i gruppi di lettere gli e sci formano un unico suono. Un gruppo fonetico che ha un unico suono, composto da tre lettere, si chiama trigramma (dal greco «tripla lettera»).
GLI
>>Quando è seguito da vocale Foglia, ciglia, figlia
SCI
>>Quando è seguito dalle vocali a, o, u Ascia, sciopero, asciugamano
CHI
>>Quando è seguito da vocale Chiamata, chiusa
GHI
>>Quando è seguito da vocale Ghiacciaia, ghiotto
Attenzione:
Nei trigrammi la vocale I serve solo come segno grafico
Consonanti doppie: il raddoppiamento
Capperi, baffi, nonna, palla
Come puoi notare, in queste parole le consonanti sono ripetute due volte e rafforzano così il suono della loro pronuncia.
Tirami la palla
Passami la pala
La pecora bela
Carla è bella
È molto importante non commettere errori di raddoppiamento delle vocali poiché spesso una consonante raddoppiata può cambiare il senso della frase È sempre opportuno, per essere sicuri, consultare il dizionario.
Cappa, sottostare, supplicare, squattrinato
RICORDA
Si raddoppiano tutte le consonanti all’interno di una parola (esclusa la H) purché siano tra due vocali o tra una vocale e le consonanti L e R. |
>>Nelle parole che finiscono in bile la b non si raddoppia mai
Accettabile non acettabbile
>>Nelle parole che finiscono in gione e in giano la g non si raddoppia mai
Artigiano non artiggiano, parmigiano non parmiggiano
CU, QU
Tra il suono cu + vocale e il suono qu + vocale non esiste alcuna differenza, di conseguenza, in questo caso se si ha un dubbio è consigliabile utilizzare il dizionario.
CQU
>>Si usa nelle parole acqua e tutti i suoi derivati.
CCU
>>Si usa quando dopo viene una consonante Accumulo, accurato
>>Si usa qqu solo nella parola soqquadro.
QU, GU
È bene non confondere le parole scritte con il gruppo qu (quinti, quarto) con quelle del gruppo gu (guancia, guida).
NI, GN, GNI
>>Si usa ni nelle parole che mantengono l’originaria grafia latina.
niente, genio
>>Si usa gn negli altri casi
Gnomo, degno, segno
Attenzione:
Dopo il gruppo gn la i non si usa mai tranne in rari casi: quando è accentata (compagnìa) e in alcune forme verbali dei verbi in gnare (sogniamo).
MP, MB
Davanti alle consonanti p e b si usa sempre la m e non la n (stampa, bambino, imbuto) ad eccezione delle parole composte benpensante, benparlante.
LI, GLI
>>Li si usa all’inizio di parola Liana, lievito
>>Quando la l è doppia allievo, sollievo
>>Nelle parole che mantengono la grafia latina Milione, ciliegia
>>Gli si usa negli altri casi maglione, giglio, aglio
CE, CIE
>>Si usa ce nel plurale dei nomi in cia se la c è preceduta da consonante.
Freccia, braccia,
>>Si usa cie nei plurali dei nomi in cia se c è preceduta da vocale; nel plurale nei nomi in cìa (con la ì accentata) come farmacìa, farmacìe e nelle parole cielo, cieco, superficie.
Camicia, camicie
GE, GIE
>>Si usa ge nel plurale dei nomi in gia se la g è preceduta da consonante.
Pioggia Piogge, Saggia Sagge
>>Si usa gie nel plurale dei nomi in gia se la g è preceduta da vocale e nel plurale dei nomi in gìa con la ì accentata antologìa antologìe. Si usa anche nelle parole effigie, igiene.
Valigia Valigie
SCE, SCIE
Si usa sempre sce ad eccezione delle parole scienza, coscienza e i loro derivati.
Z
>>Nelle parole che finiscono in zio, zia, zione, ziere, la z non si raddoppia quasi mai. La doppia z si trova solo nelle parole derivate da altre che la contengono già (pazzia, pazzo) o che vengono da altre lingue (razzia che viene dalla lingua araba).
Negozio non negozzio, addizione non addizzione
Attenzione:
Nelle parole composte da due o più vocaboli o con un prefisso, la consonante tende a raddoppiare.
Ovvero, davvero, affatto, soprattutto
In ogni caso, se si ha un dubbio linguistico, è consigliabile consultare il dizionario.
Ricorda:
È bene distinguere l’uso della consonante h
HA, A, AH
Carlo ha appena tre anni (verbo avere)
ah! Non sapevo fossi qui (interiezione)
Vado a casa (preposizione semplice)
HO, O, OH
Ho un cappotto nuovo (verbo avere)
Mangi la carne o il pesce? (congiunzione)
Oh, ma che bellezza! (interiezione)
HAI, AI, AHI
Hai per caso una sciarpa? (verbo avere)
Ai miei amici piace ballare. (preposizione articolata)
Ahi che dolore! (interiezione)
HANNO, ANNO
L’hanno portata a casa perché stava male (verbo avere)
L’anno scorso ho studiato canto (nome)
MA, M’HA
Ti ho chiamata ma non mi hai sentita (congiunzione)
M’ha scritto Lucia (verbo avere)
LA, L’HA
La situazione è complicata (articolo determinativo)
L’ha salutata sulla porta ed è andato via (verbo avere)