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Invasioni barbariche

Le invasioni barbariche non si presentarono, se non in un secondo momento, come la calata di popoli armati che si aprono con la violenza la strada avanti a sé…

Le invasioni barbariche o – come furono con più esattezza chiamate – le migrazioni barbariche, non si presentarono, se non in un secondo momento, come la calata di popoli armati che si aprono con la violenza la strada avanti a sé. Per tre secoli (II-V) si assiste piuttosto a una lenta infiltrazione di germani nelle terre dell’Impero romano quali coloni e soldati nelle fila dell’esercito imperiale. La storia di Roma, d’altronde, da diversi secoli conosceva sin troppo bene la violenza di queste popolazioni germaniche, che premevano periodicamente ai suoi confini: le vittorie di Mario contro i teutoni e i cimbri (101-102 a.C.), di Cesare contro i suebi (58 a.C.), gli usipeti e i tencteri (56-55 a.C.), la sconfitta ai tempi di Augusto presso il Saltus Teutoburgensis (9 d.C.), le lotte di Marco Aurelio contro quadi e marcomanni nel II secolo d.C. erano gli episodi più noti di una serie di ostilità pressoché costante. Ma nei secoli IV e V, dopo le riforme politiche e militari di Diocleziano e di Costantino, che solo momentaneamente riuscirono a contenere la spinta dei germani, le infiltrazioni di queste popolazioni si fecero massicce e sempre più larghe. La maggiore capacità di penetrazione fu resa possibile da un graduale indebolirsi dell’Impero, sconvolto da una grave crisi sociale e politica, che si coglie nei suoi aspetti più evidenti nella tanto lamentata oppressione fiscale, nella sparizione della piccola proprietà, nel formarsi di una classe di ricchissimi latifondisti e nell’eccessivo accentramento del potere. Le infiltrazioni di barbari nella compagine dell’Impero si operarono tra l’altro, ed è il canale più diretto, nelle stesse fila dell’esercito romano, che vide sempre più in aumento il contingente di barbari. Nel IV secolo, poi, con il riconoscimento di popoli quali i visigoti come foederati, la situazione si fece ancora più gravida di pericoli. Nel V secolo questa penetrazione si attuò attraverso vere e proprie invasioni: gli unni, popolazione seminomade di mongoli, nel loro spostamento verso occidente urtarono e spinsero innanzi altri popoli. Gli unni nella loro avanzata costituirono un vasto impero dal Caucaso all’Elba, dopo aver travolto eruli, gepidi, rugi, sciri, longobardi e gran parte degli ostrogoti. Scissa dopo la morte di Teodosio (395) la compagine dell’Impero in due parti, Impero d’Oriente e d’Occidente, due generali, uno vandalo, l’altro romano, Stilicone e Ezio, riuscirono ancora a opporsi al dilagare di queste popolazioni, il primo battendo visigoti, ostrogoti e vandali, Ezio avendo ragione degli stessi unni, guidati da Attila (451). Alla morte del generale vandalo prima e di quello romano poi, Roma è saccheggiata rispettivamente da visigoti (410) e da vandali (455). Ormai l’Impero romano non ha più alcuna capacità di resistenza e i visigoti finirono con lo stanziarsi presso i Pirenei in una zona tra Gallia meridionale e Spagna settentrionale; i burgundi si fermano presso la valle del Rodano; gli alemanni sul medio Reno; gli svevi e gli alani nel nord della Spagna; i vandali prima nel sud della Spagna, poi (429) in Africa; angli e sassoni nella Britannia. Nel 476, alla caduta dell’Impero romano d’Occidente, la situazione nel bacino occidentale del Mediterraneo e in Europa era la seguente: sulle coste dell’Africa settentrionale si estendeva il regno dei vandali; nella penisola iberica, vicino al piccolo regno degli suebi (in Galizia), si estendeva sino a comprendere, al di là degli stessi Pirenei, l’Aquitania, il regno visigotico; in Gallia, nella parte centro-occidentale, s’era costituito il regno personale del funzionario imperiale romano Siagrio; a sud-est e a nord-ovest s’erano rispettivamente stanziati burgundi (odierna Borgogna) e franchi (i salii nel bacino della Somme; i ripuari nel bacino dell’alta Mosella). A nord del regno di Borgogna, si trovavano gli alemanni; tra l’Elba e la Vistola, i longobardi; tra Pannonia (odierna Ungheria), Dalmazia e Mesia (odierna Bulgaria) gli ostrogoti. In Italia, sotto Odoacre, si trovavano eruli e turcilingi. Contro Odoacre, riconoscendo almeno formalmente l’autorità imperiale, si scagliò, forse incoraggiato da Zenone, imperatore d’Oriente, Teodorico, re degli ostrogoti. Sconfitto presso l’Isonzo (489) e presso Verona, Odoacre fu costretto alla capitolazione a Ravenna (494) e ucciso. In Italia si giunse, dunque, all’insediamento di un altro popolo barbarico, mentre tra la fine del V secolo e gli inizi del VI l’Europa raggiunge un nuovo assetto e al vecchio ordinamento statale romano si sono sostituiti i regni romano-barbarici, con termine che sta appunto a indicare la confluenza in essi di istituti romani e di concezioni germaniche. Mentre il regno vandalo dopo la morte di Genserico (477) cadrà in un periodo di anarchia, che permetterà a Giustiniano di abbatterlo definitivamente (533), e quello visigoto, che pure fu ben più saldo e forte dell’altro e che nel VI secolo fu convertito al cattolicesimo, non resisterà, di fronte all’urto degli arabi (711), vita ben più gloriosa avrà un altro regno che in questo periodo andava rafforzandosi ed estendendo le sue conquiste: quello franco. Alla fine del V secolo un re della stirpe dei merovingi, Clodoveo, assimilato il debole regno retto da Siagrio (486), attua una politica di alleanza con l’elemento gallo-romano e con il clero cattolico e, primo tra tutti i barbari, si converte al cattolicesimo (496). Sconfitti alemanni (496), visigoti (507) e burgundi, sottomessi i franchi ripuari e i bretoni, il suo regno fu il più potente di tutto l’Occidente. Un altro popolo in questo periodo esercitò una certa egemonia sui regni romano-barbarici: quello ostrogoto su cui regna Teodorico (493-526) che, goto e ariano, tenta una nuova forma di convivenza romano-barbarica, che tuttavia fallirà.

Alla sua morte (526), il regno ostrogoto cadrà dopo una lotta ventennale con Bisanzio (guerra greco-gotica del 535-553). Nella seconda metà del VI secolo i longobardi, popolazione già stanziata nella Pannonia, cacciati dagli avari, calarono verso il sud e, tra il 562 e il 572, occuparono tutta l’Italia settentrionale e centrale, a eccezione di Venezia, della costa ligure (che successivamente, con Rotari, conquisteranno), dell’esarcato di Ravenna, della Pentapoli e del ducato romano, spingendosi sino a Spoleto e a Benevento. Convertitisi al cattolicesimo anche per opera di       Gregorio Magno già all’inizio del VII secolo, i longobardi, nel vuoto di potere che si era venuto a creare praticamente in Italia nell’VIII secolo nei territori sotto il dominio di Bisanzio, tentarono di espandersi nell’Italia centrale per realizzare un’unione territoriale tra i propri domini dell’Italia settentrionale e quelli dell’Italia meridionale. Scontratisi in questo tentativo contro il papato, i longobardi non resistettero dinnanzi ai franchi intervenuti a sostegno del pontefice (774). Nei secoli IX e X altre popolazioni entrano in fermento e danno vita a nuove migrazioni: quelle degli scandinavi e degli ungari. I vichinghi, come gli uomini del nord furono generalmente chiamati, già si distinguono in danesi, norvegesi e svedesi; mentre questi ultimi (vareghi) si spostano verso oriente e formano il primo nucleo della futura Russia, i danesi e i norvegesi compaiono nel IX secolo in Irlanda e nei Paesi Bassi, quindi, nel X secolo, in Inghilterra, nella cui parte di nord-est erano già stati nel IX secolo arrestati nelle loro conquiste da Alfredo il Grande, re del Wessex, e in Normandia (911). Con Canuto il Grande (1017‑1035) si forma un grande impero danese cristiano che abbraccia Danimarca, Norvegia e di cui fa parte la stessa Inghilterra, dove la dinastia anglosassone viene abbattuta. Morto Canuto, l’impero danese si spezza e in Inghilterra si afferma nuovamente la dinastia anglosassone, ma per breve tempo, poiché una spedizione normanna, partita dalla Francia, con a capo Guglielmo il Conquistatore, si impadronì definitivamente dell’isola (1066). Nell’Europa centro‑orientale gli Ungari all’inizi del X secolo minacciarono direttamente tutto il mondo slavo, attaccando il potente regno di Moravia e abbattendolo. Sconfitti in una memorabile battaglia, a Lechfeld, da Ottone I nel 955, gli ungari si stabilirono tra il Tibisco e il Danubio, dove fondarono il regno di Ungheria, convertitosi al cattolicesimo tra la fine del X secolo e gli inizi dell’XI con Stefano I il Santo.