II secolo d.C. fu un’età grande e contraddittoria per l’Impero romano
La crisi dell’impero romano
Il II secolo d.C. fu un’età grande e contraddittoria per l’Impero romano.
Mentre l’opera civile di Roma portava cultura e progresso nelle regioni più lontane, all’interno si viveva un’ultima fase di prosperità e si moltiplicavano gli elementi di crisi; la crisi vera e propria sarebbe arrivata alla fine del II e sarebbe durata per tutto il III secolo d.C., una recessione che portò l’impero al crollo definitivo.
La ricchezza apportata dalle terre conquistate, che inviavano ingenti quantità di prodotti, portò i cittadini romani a lavorare sempre meno perché l’impero stesso li nutriva.
Le persone più ricche, proprietarie di terreni o botteghe, si trovarono private della forza lavoro gratuita da impiegare nelle proprie attività, perché i lunghi decenni di pace avevano ridotto le possibilità di procurarsi schiavi.
Essendo i lavoratori liberi molto costosi, i cittadini abbandonarono in rovina poderi e produzioni artigianali. Trascurata l’agricoltura, esaurite le poche miniere e chiuse le botteghe per l’alto costo della manodopera e la concorrenza straniera, la popolazione si trovò letteralmente a terra.
Contemporaneamente, gli imperatori avevano bisogno di sempre maggiori quantità di denaro per pagare le legioni ai confini dell’impero e i governatori delle varie province. Le tasse erano altissime per sostenere i costi delle guerre e i banditi facevano scorrerie indebolendo ulteriormente la popolazione impoverita e stremata.
Per sanare le finanze facendo entrare più soldi nelle casse imperiali, nel 212 d.C. Caracalla estese la cittadinanza romana a tutti i sudditi dell’impero: questo significava che tutti dovevano pagare le tasse.
Questo tentativo si rivelò vano, e la crisi economica che colpì l’Italia presto si estese a tutto l’impero. L’Italia, che da decenni viveva dei frutti importati del lavoro altrui, non fu più in grado di produrre ricchezze e si trovò stremata dalle richieste di denaro da parte degli imperatori. La risposta dei cittadini romani alla grave crisi economica fu l’abbandono al lusso, alle feste e agli spettacoli. Una vera crisi morale: mai come in questo periodo fu evidente come un’epoca gloriosa stava tramontando.
IL CRISTIANESIMO COME RELIGIONE UFFICIALE LA CRISI DELL’IMPERO LE PRESSIONI SUI CONFINI