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La formazione delle parole

Da quali elementi sono formate le parole?

Da quali elementi sono formate le parole?
Leggiamo i seguenti esempi:

  • Pane
  • Panettiere
  • Panino

Cosa notiamo a prima vista?
Ovviamente che ogni singola parola è formata da un insieme di lettere. Quest’ultime sono combinate tra di loro seguendo una logica ben precisa e definita. Ma non è tutto: oltre che da lettere, ogni parola è costituita da gruppi di lettere. Essi sono dei “pezzetti” che si possono staccare o unire attribuendo significati differenti alla parola. Infatti:

  • Pan-e
  • Pan-ettiere
  • Pan-ino

Questi elementi intercambiabili di una parola (visibili nell’esempio sopra in grassetto) sono indispensabili: essi ci permettono di comprendere meglio il significato delle parole, perfino di quelle di cui ancora non ne conosciamo il significato.

RICORDA
La formazione delle parole è il processo attraverso il quale si possono combinare gli elementi costitutivi delle parole, ovvero il loro {tip SIGNIFICANTE. Nella terminologia di F. de Saussure si designa con s. l’ “immagine acustica” in quanto concepita in rapporto al significato o concetto espresso. Per Saussure il s. è di natura psichica in quanto l’associazione fra s. e significato si colloca nel cervello del parlante. Il s. è realizzato mediante la successione lineare dei suoni (linearità del s.) che è segmentabile in unità dotate di senso dette segni linguistici. La linearità del s. è una peculiarità della lingua rispetto ad altri sistemi semiologici. Il rapporto fra s. e significato è arbitrario (v. arbitrarietà). Il s. coincide con il piano dell’espressione (v. espressione e contenuto, glossematica).}significante{/tip}.
Non a caso, le parole di una lingua sono formate da tanti piccoli tasselli di dimensioni e uso diversi. Entriamo ancora di più nel dettaglio:

  • i tasselli della costruzione di una parola possono essere le lettere: p+a+n+e.
  • ma anche gruppi di lettere che si possono attaccare l’uno all’altro: pan+ettiere/+ino
  • perciò, combinando tra di loro questi tasselli nascono parole diverse: panettiere/panino.

RADICE E DESINENZA
Leggi il seguente dialogo e poi riscrivi le parole in grassetto. Attenzione alla parte in rosso!
«Il panettiere ha già sfornato il pane
«Proprio ora ha sfornato un panino all’olio e 10 panini integrali!»
Cosa hai notato? Che le parole sono formate da due parti. Analizziamole insieme:

  • la parte evidenziata in grassetto si chiama {tip RADICE. Nella linguistica storico-descrittiva si designa con r. la parte della parola che esprime il significato lessicale di base (v. lessema). La r. è di solito invariabile (am-are, am-ore, am-ico ecc.), ma essa può presentarsi secondo alternanze vocaliche e consonantiche che possono specificarne il significato (es. facc(i)-o – fec-i).}radice{/tip}. Essa esprime il significato di base di quel gruppo ed è fissa, ovvero non cambia mai.
  • la parte evidenziata in rosso, invece, si chiama {tip DESINENZA. Nelle lingue flessive è l’ultimo morfema del complesso sintagmatico della parola, con il quale vengono indicate le sue relazioni sintattiche. In italiano le d. esprimono nel nome le categorie del genere e del numero determinando in questo modo l’accordo (es. chiar-e, fresch-e, dolc-i acqu-e). In latino nella d. nominale è espresso anche il caso. Anche le d. verbali esprimono categorie che impongono l’accordo (persona, numero: es. tutt-i noi cred-iamo), mentre le altre categorie (modali, aspettuali, temporali) sono in parte espresse nel tema dal suffisso tematico. La funzione della d. è dunque fondamentalmente coesiva sul piano sintagmatico.}desinenza{/tip}. Essa dà informazioni grammaticali sulla parola e per questo è variabile. Ad esempio: la parte finale –e della parola pane ci dice che si tratta di un nome maschile singolare; la parte finale –ettiere della parola panettiere specifica alcune caratteristiche dell’oggetto, ovvero che la parola panettiere deriva da pane.

RICORDA
Sono due gli elementi che formano una parola: la radice è la parte fissa che contiene il significato della parola, mentre la desinenza è la parte variabile che dà informazioni sulla quantità (singolare/plurale), sul genere (maschile/femminile) e quando si tratta di un verbo ci sa informazioni sia sulla persona, sia sul modo che sul tempo.
Ad esempio:
Nella parola penna, la radice, ovvero la parte fissa è pen-.      
 –a è invece la desinenza che indica che l’oggetto è singolare, ovvero uno.
Nella parola penne, la radice, ovvero la parte fissa è pen-.                                                                                                              
–e è invece la desinenza che indica che l’oggetto è plurale, ovvero più di uno.
Nel verbo amo, la desinenza –o indica la persona e il tempo, ovvero io e presente.                                                        
Nel verbo amavamo, la desinenza –avamo indica la persona e il tempo, ovvero noi e imperfetto.