Scopri, impara e cresci

La legge Basaglia

Il nome dello psichiatra Franco Basaglia (1924-1980) è legato alla legge 180 del 1978…

Il nome dello psichiatra Franco Basaglia (1924-1980) è legato alla legge 180 del 1978, che impose nel nostro paese la chiusura dei manicomi e l’istituzione dei servizi di igiene mentale pubblici. In Italia, infatti, prima dell’importante innovazione introdotta dalla legge, la cura della malattia mentale si svolgeva soprattutto come pratica di contenimento: camicie di forza, terapie farmacologiche particolarmente invasive ed elettroshock (trasmissione di elettricità all’interno del cervello del paziente allo scopo di provocare convulsioni e cercare così di ripristinare uno stato di normalità mentale). La «ricetta» proposta dalla legge 180, invece, punta sul pieno riconoscimento del paziente come portatore di diritti e sull’instaurazione tra il malato e il terapeuta di un vero rapporto umano, da svolgersi preferibilmente al di fuori dalle mura ospedaliere all’interno del tessuto sociale.

Laureatosi in medicina e chirurgia nel 1949, Basaglia approdò alla psichiatria pochi anni dopo per poi assumere la direzione, nel 1961, dell’ospedale psichiatrico di Gorizia. Fu lì che – sulla scorta delle teorie di Jaspers, Minkowski, Binswanger, Foucault e Goffman – tentò l’esperimento di trasformare il tradizionale manicomio in una vera e propria comunità terapeutica, in cui i pazienti cessavano di essere considerati esclusivamente «matti» e ritornavano a essere quello che erano sempre stati: delle semplici persone in difficoltà.

Dopo l’esperienza di Gorizia (raccontata nel fortunatissimo L’istituzione negata. Rapporto da un ospedale psichiatrico, 1968), Basaglia ritentò l’esperimento prima nell’ospedale di Colorno e poi nel manicomio San Giovanni di Trieste, dove i pazienti non solo potevano usufruire di laboratori artistici e teatrali ma potevano anche svolgere lavori retribuiti all’interno di cooperative pensate appositamente per loro. Da allora, l’ospedale psichiatrico triestino divenne un punto di riferimento per la nuova psichiatria italiana e il trampolino di lancio per trasformare la questione della malattia mentale in un tema politico e sociale.

La prima risposta a questa nuova esigenza fu appunto la legge 180, chiamata «legge Basaglia» proprio in onore al suo principale ispiratore. Il punto critico della legge, tuttavia, risiede nell’aver affidato alle regioni il compito di attuare le nuove normative in materia di salute mentale, senza aver pianificato accuratamente la gestione delle conseguenze della chiusura dei manicomi. È per questo che, nonostante i molti progressi realizzati (istituzione dei dipartimenti di salute mentale, dei servizi psichiatrici di diagnosi e cura, dei day hospital, dei centri diurni e delle strutture residenziali), il bilancio dei primi 30 anni di applicazione della «legge Basaglia» non può essere definito pienamente positivo.