Seppure presente anche nell’Antico Testamento sotto forma di profetica prefigurazione…
Seppure presente anche nell’Antico Testamento sotto forma di profetica prefigurazione (l’arca di Noè, il popolo eletto ecc.), la Chiesa in senso universale, secondo la tradizione poi fissata nei Vangeli, venne fondata da Gesù e cominciò ad espandersi con la predicazione apostolica, ricevendo una prima importante definizione delle proprie caratteristiche da san Paolo.
I caratteri della Chiesa andarono in seguito precisandosi sia in base alle circostanze esterne sia in base alla fissazione dell’eredità spirituale di Gesù attraverso la redazione dei Vangeli e degli altri scritti che costituiscono il Nuovo Testamento.
Inizialmente una setta ebraica tra le tante, la Chiesa cristiana si differenziò via via dal giudaismo; la lapidazione del diacono Stefano e la deliberazione del Concilio di Gerusalemme, che stabilì come non fosse vincolante la circoncisione ebraica per i convertiti al cristianesimo provenienti dal paganesimo, segnarono i primi momenti di rottura, poi moltiplicati dalla predicazione degli apostoli fuori della Palestina (Asia Minore, Macedonia, Grecia, Roma) e dalla diaspora ebraica seguita alla distruzione romana di Gerusalemme.
Grande impulso all’estendersi della Chiesa ai gentili (coloro che appartenevano alle gentes, quei popoli cioè diversi dagli Ebrei) fu date dall’apostolo Paolo.
Le diverse Chiese così nate ad Efeso, Tessalonica ecc. ebbero come tratti caratteristici la fede nella resurrezione di Gesiù, la lettura della Bibbia, la preghiera in comune, un’intensa comunione di carità.
Episcopi (vescovi) e presbiteri (anziani) erano incaricati di dirigere la vita delle singole comunità; diaconi e diaconesse battezzavano e predicavano il Vangelo; accanto a costoro, altri avevano compiti ancora diversi, secondo i differenti “carismi” concessi dallo Spirito santo per il servizio nella comunità.
All’interno di questa il primo posto fu affidato a coloro che erano stati con Gesù, i dodici apostoli e gli altri discepoli. Da qui la concezione della Chiesa del Nuovo Testamento, carismatica e gerarchica al tempo stesso. Riguardo a questo secondo aspetto, la direzione di ciascuna delle diverse Chiese cittadine passò, una volta trascorsa l’età apostolica, nella persona di un solo vescovo; con l’estendersi della Chiesa dalle città alle campagne, dove maggiori furono sempre le resistenze alla conversione, il vescovo allargò la propria giurisdizione su un territorio più o meno ampio (diocesi).
La collegialità tra i vescovi acquistò maggiore importanza, specie quella col vescovo di Roma. Proprio questi, sia per il legame a quella città dell’apostolo Pietro (cui Gesù, secondo il Vangelo, aveva conferito il primato) sia per essere Roma la capitale dell’Impero romano finì per assumere un valore preponderante, tanto che la preminenza del pontefice e l’unità della Chiesa intorno a lui, suo capo visibile, furono interpretate più tardi come una garanzia per la custodia della fede. Già nel I secolo d.C., tuttavia, l’unità fu turbata, e accanto alla Chiesa maggiore (che avrebbe in seguito assunto per sé il nome di Chiesa cattolica apostolica romana per significare la propria universalità, il legame con gli apostoli e il primato di Pietro) sorsero altre Chiese, per lo più destinate ad una effimera esistenza, espressione di scismi ed eresie (gnosi, millenansmo, marcionismo, montanismo ecc.). A risolvere le discordanze, facilitate dall’ancora carente fissazione dei dogmi si dedicarono teologi e dotti come Clemente d’Alessandria e Origene (III secolo), mentre gli apologeti (per es., Tertulliano nel II-III secolo) furono particolarmente impegnati nella lotta polemica contro i pagani.