Proposizione finale
All’interno di un periodo, la proposizione si dice subordinata finale quando indica o specifica il fine o lo scopo cui è diretta l’azione espressa nella proposizione reggente.
Considera il periodo:
Avviserò Alberto perché venga prima all’appuntamento
proposizione reggente proposizione subordinata
finale
Come puoi notare, il fatto di avvisare Alberto rappresenta l’azione espressa nella proposizione reggente. La proposizione subordinata relativa “perché venga prima all’appuntamento” non fa altro che indicare lo scopo dell’avviso.
Osserviamo insieme le proprietà della proposizione finale:
>> Risponde alle domande “per quale fine? Per quale scopo?” ed è l’equivalente del complemento di fine, o meglio, svolge nel periodo la stessa funzione che il complemento di fine assume nella proposizione:
Ha fatto il possibile perché Lucia fosse felice Proposizione subordinata finale
(per quale fine? Per quale scopo?)
Ha fatto il possibile per la felicità di Lucia Complemento di fine
(per quale fine? Per quale scopo?)
>> Può figurare in forma esplicita e in forma implicita:
– in forma esplicita quando è introdotta dalle congiunzioni perché, affinché o dalle locuzioni in modo che, a far sì che… e possiede il verbo solo al modo congiuntivo (presente se la reggente dalla quale dipende ha il verbo indicativo presente o futuro; imperfetto se il verbo da cui dipende è un passato:
Avviso Claudia / affinché ci porti il quaderno.
Ci accorderemo / in modo che sia tutto perfetto.
In queste frasi le reggenti hanno i verbi rispettivamente all’indicativo presente e all’indicativo futuro. Perciò le subordinate relative finali vanno costruite con il verbo al congiuntivo presente.
Gli scrissi / affinché mi perdonasse.
Lo implorava / perché ritornasse.
In queste frasi, invece, le reggenti hanno i verbi al passato, rispettivamente al passato remoto e all’imperfetto. Perciò le subordinate relative finali vanno costruite con il verbo al congiuntivo imperfetto.
Attenzione:
La subordinata finale esplicita può essere introdotta anche dalla congiunzione che, in particolare quando dipende da verbi come pregare, avvisare, ordinare, chiedere, … :
Maria ci ha pregato che (= affinché) fossimo puntuali.
Il che congiunzione viene utilizzato anche in espressioni come:
Accertati che (= affinché) vengano.
– In forma implicita quando possiede il verbo al modo infinito retto dalle preposizioni di, a, per o dalle locuzioni allo scopo di, al fine di, in modo da, con l’intenzione di:
Maria mi avvisò di portare scarpe da trekking.
Andrò in biblioteca a studiare.
Prenderemo l’autobus per recarci al mare.
Ritorna presto in modo da fare la spesa.
Attenzione:
Potresti confonderti nel distinguere tra loro le subordinate interrogative indirette, le subordinate causali e quelle finali specie quando sono introdotte dalla congiunzione perché. Presta attenzione all’esempio riportato:
Spiegami perché (= per quale motivo) ti hanno rimproverato.
proposizione subordinata interrogativa indiretta
Tale subordinata benché abbia una costruzione molto simile a una subordinata causale e a una subordinata finale, non è altro che una proposizione subordinata interrogativa indiretta in quanto può essere trasformata in una domanda, o meglio, in un’interrogativa diretta: “Spiegami: perché ti hanno rimproverato? Dunque, accertati che la subordinata possa subire una simile trasformazione prima di dichiararla interrogativa indiretta.
Sono stato rimproverato perché (per il fatto che) non ho ascoltato i miei genitori.
proposizione subordinata causale
Questa subordinata non fa altro che spiegare la causa del rimprovero espresso nella reggente. Risponde alle domande “per quale motivo? Per quale causa?”. Non è, dunque, né una proposizione interrogativa indiretta (in quanto non può essere trasformata in una domanda diretta) né tantomeno una finale (in quanto non esprime, di certo, la finalità o lo scopo del rimprovero) bensì spiega la causa e la motivazione dell’azione in questione. Si tratta, perciò, di una proposizione subordinata causale.
Mi hanno rimproverato perché (= in modo che) capissi il mio sbaglio.
proposizione subordinata finale
In questa frase, la subordinata non esprime una domanda né tantomeno spiega la causa ma solo il fine per cui si compie l’azione del rimprovero. Risponde, infatti, alle domande “per quale fine? Per quale scopo?”. Si tratta, dunque, di una proposizione subordinata finale.
RICORDA
|