Scopri, impara e cresci

Tabù

Parola polinesiana, sentita per la prima volta dal capitano Cook a Tonga nel 1771, con il significato di «messo da parte»

Parola polinesiana, sentita per la prima volta dal capitano Cook a Tonga nel 1771, con il significato di «messo da parte», ed entrata nel linguaggio tecnico, storico-religioso e poi in quello comune per indicare cosa o persona di cui è proibito l’uso o il contatto per evitare sanzioni soprannaturali provenienti da poteri nascosti in quella cosa o persona.
Il termine è entrato a far parte della terminologia storico-religiosa e, in seguito, del linguaggio consueto. La condizione di tabù, propria di un oggetto o di un individuo, è dunque collegata a particolari proibizioni di carattere sacro, la cui violazione comporta pene immediate, in genere la morte; per questa ragione, il tabù si differenzia da altri tipi di proibizioni, la cui trasgressione comporta conseguenze diverse. Il tabù, oltre a essere insito in particolari cose o persone, può essere proclamato o instaurato (per esempio, in Polinesia nei giorni di raccolto nessuno deve uscire di casa).
Il tabù, comunque, è sempre inscindibile dal concetto di sacro e profano, concezione derivata dalla necessità di conservare il sacro incontaminato dal profano. La sfera del tabù è molto estesa e include persone, cose, luoghi ecc. Così in Oceania e in Africa il re o anche certi sacerdoti sono considerati tabù, per cui è proibito toccarli ma anche toccare ciò che a loro appartiene. Non solo le persone di eminente posizione sacrale sono tabù, ma anche persone «impure» (l’ammalato, la donna dopo il parto ecc.).
Soggetti a tabù sono anche alcuni oggetti particolarmente sacri (per esempio quelli usati nei riti di iniziazione, nei sacrifici ecc.), alcune sostanze alimentari (per esempio, sono tabù per i musulmani – v. islamismo – la carne suina e le bevande alcoliche – v. alcol ). Un particolare genere di tabù è quello che concerne le parole o i nomi: esso si basa sulla concezione, molto diffusa presso alcuni popoli, per cui il nome di una cosa equivale alla cosa stessa; perciò, ad esempio, sarà tabù nominare le persone o le cose che è tabù vedere o toccare.