Scopri, impara e cresci

Fine del potere temporale

In campo politico il papato non fu più in grado d’imporsi agli Stati assoluti, che divennero, sostenitori per lo più, di una Chiesa di Stato…

In campo politico il papato non fu più in grado d’imporsi agli Stati assoluti, che divennero, sostenitori per lo più, di una Chiesa di Stato con tendenze particolaristiche e nazionali: tipici al riguardo furono il gallicanesimo in Francia, il febronianesimo in Germania, il giuseppinismo in Austria.

Il XVIII secolo vide la Chiesa cattolica sulla difensiva di fronte alle critiche dell’Illuminismo, con cui il pensiero moderno diviene non cristiano o addirittura, con la diffusione del materialismo, non religioso. Costretto il papato a sciogliere l’Ordine dei gesuiti, la Chiesa subì durante la rivoluzione francese un’aperta persecuzione, seguita in Francia dall’alienazione di gran parte dei beni ecclesiastici.
La frattura ormai consumata tra la Chiesa e gli organismi statali venne sancita dal ricorso allo strumento dei concordati, con i quali la Chiesa cercava di assicurare garanzie giuridiche alla propria sopravvivenza. Se la lotta contro Napoleone, carceriere di Pio VII e distruttore dello Stato della Chiesa, assunse anche caratteri religiosi (l’imperatore fu visto come l’Anticristo sia dai cattolici che dai protestanti che dagli ortodossi); la Restaurazione (1815) non rappresentò per la Chiesa che una parentesi di tranquillità basata sulla temporanea ricostituzione dell’alleanza fra trono e altare. L’affermarsi del liberalismo significò ovunque in Europa la distribuzione delle proprietà ecclesiastiche alla borghesia e, col peggioramento delle condizioni economiche dei ceti popolari, iniziò il distacco di questi dalla religione. Il liberalismo, il socialismo e le altre idee del XIX secolo vennero solennemente condannate dalla Chiesa cattolica (Sillabo, 1864), ma ciò non impedì che nel 1870 si annettesse Roma al Regno d’Italia, determinando la fine del dominio temporale dei papi.

Costretta ancora una volta alla difensiva dal laicismo e insidiata dalla concorrenza protestante (conseguenza del revival cristiano verificatosi nell’Ottocento, che produsse Chiese e sette nuove come i metodisti, i mormoni ecc.), mentre gli elementi di contrasto con la Chiesa ortodossa si erano accresciuti a seguito dell’affermazione dogmatica dell’infallibilità e del primato del pontefice nel Concilio Vaticano I (1870), la Chiesa cattolica riuscì ciò nonostante a reagire. In politica vennero assunte posizioni differenziate in rapporto alle situazioni locali, e la democrazia e il pluralismo furono accettati dove non si poteva fare altrimenti (in Italia, a causa della cosiddetta questione romana, perdurò a lungo l’intransigenza).
Il distacco dal mondo industriale venne ridotto coll’elaborazione del “cattolicesimo sociale” (enciclica Rerum novarum di Leone XIII nel 1891), e il laicato coinvolto nelle attività di apostolato e carità con l’Azione cattolica. Sull’onda della potenza dell’Occidente riprese massicciamente l’espansione missionaria (anche protestante), e Chiese cristiane vennero stabilite in tutto il mondo, specie in Africa. La religione comunque apparve sempre più ridursi all’osservanza di alcuni precetti morali nella vita privata e a una pratica di culto individualistica, spesso dominata da devozioni particolari (Sacro Cuore di Gesù, Santo Rosario ecc.). Il tentativo di giungere ad una conciliazione con il pensiero contemporaneo messo in atto dal modernismo fu altresì condannato (enciclica Pascendi di Pio X nel 1907), e lo strumento culturale della Chiesa cattolica fu la filosofia neoscolastica.