Nel 1960 i paesi maggiori esportatori di greggio, consapevoli della sua importanza strategica
Nel 1960 i paesi maggiori esportatori di greggio, consapevoli della sua importanza strategica, si riunirono a Bagdad per costituire una struttura in grado di coordinare le operazioni di estrazione e commercializzazione del petrolio.
L’organizzazione, chiamata Opec (Organization of petroleum exporting countries) ha attualmente la sua sede a Vienna e comprende Algeria, Angola, Arabia Saudita, Ecuador, Emirati Arabi Uniti, Gabon, Indonesia, Iran, Iraq, Kuwait, Libia, Nigeria, Qatar, Venezuela.
L’interlocutore politico ed economico dell’Opec è l’Aie (Agenzia internazionale per l’energia). Negli anni Settanta l’Opec giocò un ruolo di notevole importanza sulla scena energetica ed economica mondiale; l’organizzazione decise infatti nel 1973 di utilizzare l’arma del petrolio, inserendosi nel conflitto che opponeva Israele all’Egitto e alla Siria. Per la prima volta l’Egitto e il fronte arabo – uno dei massimi produttori di petrolio – non ne uscirono sconfitti, e l’Opec impose in pratica un raddoppio del prezzo del greggio. A questo aumento ne seguirono altri tra il 1979 e il 1980, in coincidenza ancora una volta con situazioni internazionali critiche che avevano scosso l’equilibrio delle grandi potenze.
La reazione dei paesi consumatori all’azione dell’Opec fu duplice: da una parte essi decisero di rivedere i loro piani energetici mirando al risparmio, dall’altra aumentarono l’attività di ricerca di nuovi giacimenti petroliferi e, in qualche misura, di soluzioni energetiche alternative.
Il primo tipo di reazione ebbe come conseguenza un effettivo risparmio energetico; i consumi del 1987, infatti, non furono sostanzialmente più alti di quelli del 1973. Sull’altro versante, si registrò la scoperta di nuovi giacimenti nel Mare del Nord e nel golfo del Messico, e si cominciò inoltre a studiare la possibilità di utilizzare fonti petrolifere non strettamente tradizionali come le sabbie catramose, abbondanti sia nel Nord America che nel Sud America.
Nel frattempo sorgevano, tra i paesi aderenti all’Opec, contraddizioni interne sulla politica generale da seguire; alcuni, come l’Arabia Saudita, rendendosi conto di un calo nella richiesta del petrolio, cercarono di porre un freno alla propria produzione; altri, meno stabili economicamente, come la Nigeria o l’Algeria, non riuscirono a farlo.
Fissare o mantenere un prezzo stabile e quote fisse di produzione diventò quindi difficile per l’Opec che ha visto diminuire, nel panorama energetico degli anni Ottanta, la sua importanza economica.
Dopo un periodo di relativa stabilità nel prezzo del petrolio, le vicende della guerra del golfo portarono alla ribalta il problema, rinnovando la consapevolezza di una generale dipendenza dal petrolio e, in definitiva, dalle situazioni strategiche e politiche che ne determinano la disponibilità. Il presidente iracheno Saddam Hussein sostenne che l’Opec avrebbe dovuto spingere verso l’alto il prezzo del petrolio, aiutando l’Iraq e gli altri stati membri a ripianare i debiti, ma non trovò il supporto né dell’Opec né dei paesi arabi. L’Arabia Saudita, invece, avrebbe aumentato la sua produzione per poter mantenere stabili i prezzi.
Oggi, nei nuovi equilibri politici ed economici che si sono delineati a livello internazionale, l’Opec conserva un ruolo rilevante giacché detiene complessivamente più di due terzi delle riserve petrolifere esistenti, il 40% della produzione mondiale di petrolio e la metà delle esportazioni.