Scopri, impara e cresci

Stati generali

Saggio di redazione

Saggio di redazione

Qui di seguito riportiamo alcuni dati inerenti al rapporto dell’Italia con il mondo dell’editoria. Quanto e come bambini, ragazzi e adulti fanno uso del libro e le nuove tecnologie che attualmente gli si affiancano. I dati espressi sono il frutto delle ricerche condotte da: AIE, Eurosat, FARD, IDEST, ISTAT, OCSE-PISA, Osservatorio permanente dei contenuti digitali.

Il 1° e il 2 ottobre 2008 si sono svolti a Roma, presso lo storico complesso di San Michele a Ripa, gli Stati generali dell’editoria, due giorni di confronto molto importanti poiché hanno permesso di comprendere, riflettere e valutare quanto l’investimento in conoscenza, lettura e formazione dei giovani possa incidere sul futuro culturale, sociale ed economico del nostro Paese.

Gli Stati generali dell’editoria
Gli Stati generali sono promossi dall’Associazione Italiana Editori (AIE), presieduta da Federico Motta. Si tratta di una storica associazione di categoria: nacque infatti nel 1946, ma circa un secolo prima, nel 1869, pose le sue basi. Iscritta a Confindustria, l’associazione riunisce gli editori italiani e quelli stranieri che operano in Italia e ha come priorità la promozione della lettura e la diffusione del libro italiano nel mondo.
La prima edizione degli Stati generali risale al 2004 ed è in questa occasione che prese vita il motto «Più cultura, più lettura, più Paese». La seconda edizione si svolse nel 2006: i lavori furono intensi soprattutto perché, al termine delle giornate di incontro, si presentò e sottoscrisse un Manifesto per le politiche del libro, ossia un canovaccio per una «legge-obiettivo per il libro» volto a raccogliere, in modo organico, le capacità istituzionali, pubbliche e private relative all’editoria libraria.

L’edizione 2008
In questa terza edizione, sempre nella scia dello slogan originario, il tema è stato: Scommettere sui giovani. Le giornate di lavoro si sono suddivise in tre momenti principali, ognuno dei quali con un argomento specifico. Il primo momento, intitolato Dall’abbecedario di Pinocchio alle piattaforme tecnologiche, è stato dedicato al libro scolastico e si è occupato della centralità del libro nei processi educativi. Il tema del secondo momento è stato: Alla ricerca del tempo perduto: nuovi scenari, strumenti e strategie per la lettura giovanile, i soggetti e gli strumenti per la promozione della lettura giovanile. E infine il terzo momento: Istruzione, cultura, svago: quanto costa, quanto vale, quanto rende sul valore del libro nelle situazioni di crisi.
Durante la manifestazione sono stati molti gli interrogativi posti, soprattutto il seguente: «Quando le famiglie e lo Stato sono senza risorse, la cultura è ancora un valore (o lo è solo a parole)?». Grande attenzione si è posta dunque sulla società italiana a 360 gradi, in particolare per capire quali ruoli effettivamente ricoprano tutti gli elementi che ne fanno parte: dalle forze politiche alle forze economiche, ma anche i mass media e gli strumenti di informazione in generale. Dalle analisi condotte è emerso che sono i ragazzi compresi nella fascia tra 0 e 19 anni quelli più deboli in questo momento di crisi economica, che grava sempre più sulle famiglie. Gli Stati generali hanno studiato e valutato se l’investimento in cultura e in lettura possano rilanciare il «sistema Italia».
I risultati PISA (Programmi per Accertamento Studentesco Internazionale) dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) hanno evidenziato che la presenza di libri in casa e il loro utilizzo sono la condizione necessaria e basilare per dare sviluppo a un Paese. Nella scuola media superiore l’impatto dovuto alla lettura di libri sui risultati scolastici è significativo: è provato che ogni 10 libri letti in più nei sei mesi precedenti portano a un aumento di 0,5 punti nel voto medio, nello specifico per le materie umanistiche. I dati qui di seguito possono aiutarci a comprendere come il valore non debba essere sottovalutato.

Punteggi medi nella lettura e comprensione di un testo (analisi condotta su ragazzi di 15 anni):

  • Media Paesi OCSE        492
  • Italia                          469
  • Nord-est                     506
  • Nord-ovest                  494
  • Centro                        482
  • Sud                            443
  • Isole                           425 (-13,6% rispetto alla media OCSE e -9,3% rispetto alla media Italia)

Alla lettura, ovviamente, si deve affiancare un’ottima qualità della didattica, preparazione scolastica e libri di testo adeguati.

Spesa annua della scuola per studente:

  • Laboratori di informatica                                        14 euro
  • Laboratori e attrezzature informatiche                      13 euro
  • Software e contenuti digitali per la didattica               9 euro
  • Aggiornamento per gli insegnanti                             6 euro
  • Acquisto di libri per la biblioteca                               3 euro

 

Quando si parla di ragazzi, inoltre, si deve pensare anche a quanti ruoli ricoprano nell’arco di un’intera giornata: essi sono al mattino studenti, nel pomeriggio leggono (se piccoli si fanno leggere libri dagli adulti; di questi ultimi il 52,6% legge fiabe e racconti ai propri figli di 3-10 anni), usano internet, pochi a scuola (3%) ma sempre di più in casa (64%), frequentano la biblioteca, le librerie e fanno uso della scrittura, usano i telefoni cellulari o comunicano nei blog e ancor di più nelle social network (Skype, MySpace e Facebook).
È chiaro che in tutte queste fasi la lettura gioca un ruolo importante, si potrebbe anche dire primario, nel processo di crescita individuale dei giovani e, di conseguenza, può essere un ottimo vettore di crescita sociale. Nel nostro Paese, tuttavia, questa crescita non è univoca e omogenea, ma deve fare ancora i conti con delle variabili quali le origini sociali e territoriali e, tra le altre cose, a incidere sono le spese che le famiglie devono sostenere.

Ripartizione della spesa media delle famiglie di studenti per scuola e istruzione:

  • Tasse scolastiche e altre somme richieste dalla scuola durante l’anno         13,2%
  • Libri di testo (nuovi e usati)                                                                 12,8%
  • Dizionari, atlanti, eserciziari o libri consigliati                                         7,2%
  • Libri di lettura non legati a esigenze scolastiche                                      9,9%
  • Materiale per la scuola (zaini, quaderni ecc.)                                         11,1%
  • Spese per mezzi di trasporto                                                                10,5%
  • Corsi extrascolastici                                                                              4%
  • Corsi nel tempo libero                                                                           9%
  • Gite scolastiche                                                                                   11,6%
  • Ricariche per il telefonino                                                                     10,7%

L’opportunità maggiore viene offerta da quanto si usa in termini di investimenti (provenienti dallo Stato o dalla famiglia stessa): più si investe e più, chiaramente, i libri possono diventare degli «ascensori sociali». Ciò, fortunatamente, non delinea un nesso lineare e univoco tra estrazione sociale e successo individuale: tutto è riposto nelle attitudini, nelle volontà e nelle capacità dei singoli soggetti.
Al contrario, però, la lettura e i consumi culturali più in generale possono temperare gli effetti sfavorevoli legati al fatto di essere nati in una famiglia (o essere cittadini di uno Stato) scarsamente forniti di risorse culturali ed economiche. In questo senso, un’analisi condotta a livello internazionale può essere d’aiuto nella comprensione della nostra situazione.

Indici di investimento in istruzione sul PIL:

  • Danimarca               8,3%
  • Svezia                     7%
  • Francia                    5,7%
  • Regno Unito             5,5%
  • Italia                       4,5%

L’Italia negli ultimi anni ha migliorato la sua posizione per quanto concerne la partecipazione scolastica secondaria. Dal 1998 al 2006 la percentuale dei laureati, tra i 20 e i 29 anni, è aumentata passando dal 13,7% al 31,8%. Malgrado l’aumento, non siamo riusciti a colmare il divario con le altre Nazioni: tra i Paesi europei, infatti, risultiamo ancora quello con la minor quota di giovani laureati. Se un giovane olandese o inglese su 2 (fascia di età 20-29 anni) è laureato, in Italia il rapporto è inferiore a 1 su 3.
L’Italia deve tuttora comprendere che esiste una relazione positiva tra investimento, in spese culturali e istruzione, e rendimento: per ogni 100 euro per studente spesi in più, infatti, la percentuale di studenti con difficoltà diminuisce dello 0,3%. Nonostante le fasce giovanili in Italia leggano di più rispetto agli adulti e facciano maggiore uso delle nuove tecnologie, essi in Europa si collocano nelle ultime posizioni per la lettura di libri, per competenze scolastiche, consumi culturali e uso di internet: e questo non è davvero di conforto, se si pensa che sono proprio i ragazzi a rappresentare il segno di modernità di ogni Paese. I lettori tra i 6 e i 19 anni che leggono almeno tredici libri all’anno (uno o più al mese) sono il 4,2% del totale. Si definiscono lettori occasionali, invece, coloro che non leggono più di tre libri all’anno, pari al 37,6% de1 totale.
L’attenzione dei giovani verso la lettura potrebbe aumentare, considerando che l’editoria per ragazzi rappresenta una buona fetta della torta nel mercato dell’editoria in generale. Nel 2007 le novità sono state 2.297 (0,52 titoli per mille bambini, mentre nel 1987 erano 0,15 per mille), di cui il 63,1% ha un prezzo di copertina fino a 10 euro. L’editoria per bambini e ragazzi costituisce il 9,7% della produzione editoriale italiana, fatturando 137,2 milioni di euro (+2,5% rispetto al 2006), mentre i libri scolastici di adozione 716,3 milioni di euro (+1,5% rispetto al 2006). Nel 2007 solo il 53,8% dei ragazzi italiani tra i 6 e i 19 anni ha dichiarato di aver letto almeno un libro extrascolastico nei dodici mesi precedenti: praticamente solo un ragazzo su due.
I ragazzi tra i 15 e i 17 anni hanno preso il testo da leggere: dalla libreria di casa il 23,9%, dalla biblioteca (scolastica o pubblica) il 7%, acquistandolo in libreria il 17%, acquistandolo in iper o supermercati il 12%. I ragazzi tra i 18 e i 19 anni: dalla libreria di casa il 27,8%, dalla biblioteca (scolastica o pubblica) il 6,5%, acquistandolo in libreria il 16,6%, acquistandolo in iper o supermercati il 9,2%.

L’Italia in questi anni non è riuscita a raggiungere, né probabilmente ha tentato di farlo, quel gruppo dei Paesi dell’Europa meridionale (dal Portogallo alla Grecia) che già sono sottoposti alle maggiori critiche, essendo essi stessi ben lontani dalle prospettive di sviluppo di Paesi come la Germania, il Regno Unito e l’Irlanda del Nord. Anche le cifre che riguardano le nuove tecnologie, in realtà, non sono del tutto positive. Nel 2007 ben il 60% degli italiani al di sopra dei 3 anni non ha mai utilizzato internet. Fortunatamente, in un solo anno la presenza di internet nelle famiglie è passata dal 35,6% al 38,8%, come anche l’uso delle connessioni a banda larga, passate dal 14,4% al 22,6%.

Uso delle nuove tecnologie (analisi condotta su ragazzi dai 14 ai 19 anni):

  • Usano il pc sul luogo di studio                                                                                          59,7%
  • Usano il pc da casa                                                                                                         90,1%
  • Si collegano a internet da scuola                                                                                       52%
  • Si collegano a internet da casa                                                                              80,6% (il 64% tutti i giorni)
  • Partecipano a blog tutti i giorni o quasi                                                                              21%
  • Usano motori di ricerca per trovare informazioni relative a libri, musica, cinema                      77%
  • Consultano enciclopedie o dizionari on line                                                                         62%
  • Ricercano e scaricano da internet documenti e materiali informativi prima di fare un viaggio     29%

Cosa accade negli altri Paesi? La media negli altri 27 Paesi membri dell’Unione Europea per l’accesso internet da casa è pari al 54%. Le famiglie italiane sono al di sotto di questa media e addirittura dietro a Paesi come la Lituania e la Slovenia. Sono sempre i giovani, come accade con il libri, i maggiori utenti a conferma che, sia i libri sia internet sono mezzi e simboli del progresso delle giovani generazioni. Entrambi vengono utilizzati nei processi di apprendimento, ma è importante sapere che una percentuale pari al 67,8% dei ragazzi (dai 13 ai 19 anni) e pari al 64,1% dei genitori si dichiara «poco o per niente d’accordo rispetto alla sostituzione del libro di testo con internet».
Nonostante quest’ultima affermazione (e nonostante la nostra bassa media), il 57,7% dei genitori italiani ritiene che sia «molto importante» o «moltissimo importante» avere e usufruire di infrastrutture scolastiche con una migliore (e anche maggiore) dotazione informatica e il 54,8% fa la stessa valutazione per quel che riguarda le biblioteche scolastiche. Proprio queste ultime hanno visto una netta diminuzione delle risorse economiche. A valore corrente si è passati da 59,4 milioni di euro nel 2000 a 50,2 milioni di euro nel 2007, pari a una riduzione del 15,5%; l’abbassamento è maggiore se si considera l’andamento della spesa a valore costante, raggiungendo addirittura il 27,1%. E, anche in questo caso, il divario con l’Europa è netto.
L’Italia è l’unico Paese europeo a non prevedere istituzionalmente biblioteche scolastiche, visto che non tutte le strutture esistenti si possono effettivamente definire «biblioteche». Solo il 13,6% della popolazione scolastica frequenta la biblioteca della scuola. Negli ultimi tre mesi del 2007 si è recato in biblioteca (scolastica o di pubblica lettura) il 21% dei giovani. Il 32% lo ha fatto nelle regioni del nord-ovest e il 12% in quelle del sud. La situazione dei laboratori scolastici non sembra essere molto differente. Ben il 61% degli studenti afferma di non recarvisi mai, o solo di tanto in tanto, e il 28% non frequenta mai, o solo di tanto in tanto, i laboratori tecnologici. Questo lascia intendere quanto poco possa crescere la formazione pratica dei nostri ragazzi e la riflessione diviene ancora più amara se si fa un confronto con gli altri Paesi.

Punteggi medi nelle competenze in matematica (analisi condotta su ragazzi di 15 anni):

  • Media Paesi OCSE               500
  • Finlandia                           527
  • Germania                          516
  • Regno Unito                      515
  • Francia                             495
  • Spagna                             488
  • Italia                                475

Alcuni studi condotti dall’AIE, pubblicati nel loro Libro bianco (strumento ormai divenuto indispensabile per chiunque volesse studiare e conoscere il mondo dell’editoria), riferiscono che in Italia il fatturato a prezzo di copertina nel 2007 è stato di 3,7 miliardi di euro: ciò significa che, sebbene si sia registrato un incremento rispetto all’anno precedente (+0,87%), questo è molto basso poiché inferiore all’1%.
Per far proprie le cifre sopra indicate bisogna anche conoscere le varie realtà di vendita editoriale che negli ultimi anni hanno assunto sfaccettature molteplici: vendite nei canali trade, vendite dirette, export ecc. che mostrano una situazione di relativa stagnazione. Tra questi tre canali solo il primo ha avuto negli ultimi anni un vero lancio: si fa riferimento alle vendite che avvengono nelle librerie di catena o indipendenti, ma anche alla crescita delle librerie on line, al rinnovamento e ampliamento delle vendite in edicola, alla vendita in iper e supermercati, per finire con i punti vendita temporanei, allestiti in occasione di fiere o saloni, nei quali la vendita di libri richiama sia un pubblico di appasionati sia di curiosi.
Abbiamo indubbiamente fatto riferimento a un insieme molto eterogeneo di soluzioni commerciali che si sono distinte, dal 2003, rispetto a tutto il comparto in generale, tanto da rappresentare il 38,2% del mercato che, solo qualche anno prima, nel 1999, rappresentava il 32,4%, (tale percentuale, peraltro, esclude la vendita dei libri scolastici in adozione).

Riportiamo di seguito le percentuali relative alla vendita di ogni settore per chiarire quanto detto sopra:

  • Libreria tradizionale                            41,4%
  • Libreria di catena                               32,6%
  • Ipermercati e supermercati                  18,2%
  • Librerie on line                                    5%
  • Le altre forme di vendita trade (edicola, fiere e saloni) raggiungono quote minori

Dopo queste percentuali può essere interessante sapere che la grande industria dei contenuti ha un valore di circa 19,8 miliardi di euro complessivi, di cui ben il 18,7% è fornito dall’editoria libraria (sia nella forma cartacea sia digitale): ricordiamo infatti che il valore dei libri in Italia è di 3,7 miliardi di euro. Questi 19,8 miliardi di euro rappresentano nel nostro Paese l’1,34% del PIL nazionale, corrispondente a 1.475,4 miliardi di euro.

Gli Stati generali dell’editoria si sono conclusi con un quarto e ultimo momento di riflessione.
Un vero e proprio appello da parte del presidente dell’AIE, Federico Motta, rivolto alle istituzioni affìnché la valorizzazione della cultura non sia una parola vana, ma si concretizzi in proposte di legge di supporto al mondo dell’editoria per raggiungere, quantomeno, il livello degli altri Paesi europei e fornire i giusti strumenti ai giovani per diventare adulti preparati e competitivi a livello internazionale.
È Motta stesso ad affermare: «I fondi del Centro del Libro, già miseri, sono stati dimezzati per il 2008 e cancellati dal 2009 in avanti, ma soprattutto siamo stati travolti da provvedimenti illogici e contraddittori che hanno coinvolto, per esempio, i libri destinati alla scuola».

L’analisi di queste giornate può essere il primo strumento a disposizione per prendere coscienza del lavoro da portare avanti.