Una dichiarazione (poi smentita) del ministro Anna Maria Carrozza su uno stop nell’adozione degli ebook in classe scatena un dibattito in rete. Tra chi ritiene che l’evoluzione in senso tecnologico del Paese non sia più procrastinabile e chi ribatte che quello che conta non siano tanto gli strumenti quanto la qualità della didattica. La frase è di quelle da far saltare sulla sedia: “L’accelerazione sui libri digitali non poggiava su alcuna seria e documentata validazione di carattere pedagogico e culturale, così come non sono state valutate le possibili ricadute sulla salute di bambini e adolescenti esposti a un uso massiccio di apparecchiature tecnologiche”. Il ministro ha poi precisato: con un tweet “che sta valutando”. Il punto – spiega Guido Scorza nel suo blog – è che la scuola è esattamente il canale dal quale occorre partire per alfabetizzare, finalmente, i cittadini all’uso delle nuove tecnologie. Se si frena anche qui, se si torna indietro, se si rallenta il processo di digitalizzazione solo perché qualcuno rischia di rimetterci dei soldi, possiamo dire addio al futuro del Paese. “È dalla scuola – prosegue il giurista – che ci aspetta da tempo parte la rivoluzione digitale italiana e, ora, immaginare che parte attraverso i cari e vecchi libri di carta è davvero difficile. Senza contare – conclude – che nessuno potrà impedire agli studenti più fortunati di iniziare a utilizzare tablet e libri digitali già domani mattina con la conseguenza che, in pochi mesi, avremo studenti di serie A, pronti a confrontarsi con le sfide del futuro, e studenti di serie B, condannati a continuare a studiare come i loro padri e prima i loro nonni. Diversa la posizione dell’insegnante e blogger Mariangela Vaglio, che nel suo più recente post spiega: “Da insegnante che ha una forte, fortissima simpatia ogni possibile aggeggio digitale dico che forse il Ministro tutti i torti non ha e, anzi, solleva un problema che dovremmo tutti porci. Cioè, in breve: ma siamo sicuri che la scuola digitale insegni meglio e sia più efficiente di quella con lavagna e gessetto?”. “In alcune mie classi da anni ho le LIM, le lavagne multimediali – continua la Vaglio. Ho messo a punto sistemi per cui, tramite la posta elettronica, i miei alunni interagiscono con me, ci scambiamo gli appunti delle lezioni; abbiamo costruito blog e giornalini di classe on line, facciamo lezione dando link a voci della Treccani e di Wikipedia, usando filmati di Youtube e altre risorse in rete. È tutto molto bello, e per un docente molto stimolante. Il mio problema però sono le ricadute. Che, nella mia esperienza come insegnante mi dice che i ragazzi bravi e interessati raggiungono lo stesso livello sia che in classe usino il tablet sia che abbiano un quaderno e una lavagnetta di ardesia, pure scrostata”.
